Dal dirigente Rap al funzionario regionale: il filo rosso delle tangenti

Dal dirigente Rap al funzionario regionale: il filo delle tangenti

Due episodi solo apparentemente slegati. Un'unica grande inchiesta dei pm di Palermo sui rifiuti

PALERMO – C’è un filo rosso delle tangenti che legherebbe uomini e vicende solo apparentemente slegati fra loro. Il servizio “Autorizzazioni impianti gestione rifiuti” dell’assessorato regionale alle Energia è un luogo di ombre su cui la Procura di Palermo indaga in gran segreto da mesi.

Finora sono emersi due episodi: l’arresto, avvenuto lo scorso agosto, di Vincenzo Bonanno, ex coordinatore tecnico della discarica palermitana di Bellolampo, e quello di due giorni fa del funzionario regionale Marcello Asciutto.

Sono due operazioni frutto di una unica grande inchiesta, una pentola a pressione di affari sporchi legati al settore dei rifiuti. Il punto di contatto fra Asciutto e Bonanno passa dalla Eco Ambiente srl. Secondo la Procura, Bonanno, avrebbe messo a disposizione “i propri poteri per monitorare e caldeggiare le procedure che interessavano alla Eco Ambiente di Emanuele Gaetano Caruso, originario di Paternò, e della compagna, Daniela Pisasale.

Fino al 31 maggio 2019 Eco Ambiente ha gestito un impianto di trattamento dei rifiuti nella discarica di Bellolampo dietro autorizzazione della Regione. Quando scoppiò lo scandalo dell’inchiesta il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, rivendicò di avere messo Eco Ambiente alla porta. Basta privati in discarica.

Bonanno aveva un ruolo chiave nella discarica: gestiva gli ingressi e le uscite dei rifiuti da trasferire ad Alcamo. Nella città trapanese c’è un “sito di trasferenza” della Vincenzo D’Angelo srl dove la Eco Ambiente aveva piazzato un impianto mobile per il trattamento dei rifiuti indifferenziati prima del conferimento in discarica.

Era uno degli impianti dove finiva anche la spazzatura di Palermo nei periodi di emergenza. Ad autorizzare la procedura di emergenza era ed è il servizio 7 Dipartimento regionale Acqua e rifiuti dove lavorava Asciutto. E sull’emergenza, ciclica per non dire perenne, si sono fondate le fortune di alcuni imprenditori.

Il funzionario è stato intercettato dalla Dia di Trapani mentre discuteva con alcuni colleghi della Eco Ambiente e di alcune irregolarità. Quando Bonanno è stato arrestato in piazza Sant’Erasmo aveva addosso cinque mila euro in contanti. Altri tredici mila erano nella macchina di Caruso. Ecco perché il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Claudia Ferrari e Gianluca De Leo ipotizzano che il denaro servisse per corrompere “altri pubblici funzionari”. Il sistema sarebbe molto più ampio ed è forte il sospetto di un condizionamento mafioso.

Alcamo è la città dove operava Vito Nicastri, imprenditore al centro di numerose inchieste e processi, il cui impero si era ingrossato grazie all’appoggio di Cosa Nostra.

La società “Vincenzo D’Angelo srl” il mese scorso ha chiesto il via libera all’ampliamento, ma alla Regione hanno scoperto delle irregolarità nel rilascio dell’autorizzazione del 2017. E così l’assessorato ha varato una commissione d’inchiesta sulle autorizzazioni rilasciate a tutti gli impianti di rifiuti in Sicilia.

Ma è un’altra l’inchiesta che va avanti da mesi e che ieri ha portato all’arresto di Asciutto. È monitorando il funzionario che i pm di Palermo si sono imbattuti nel dirigente della Rap Bonanno. E non è il solo. C’è un capitolo ancora top secret sul funzionario regionale, il quale nonostante fosse stato trasferito ad altro settore avrebbe continuato a gestire le pratiche di alcuni imprenditori. Tra cui quella del catanese Francesco Failla, a cui nei mesi scorsi è stata sequestrata l’impresa e un tale “Roberto”, nome che ricorre spesso. Troppo potere nella mani di una sola persona, dicono gli investigatori, peraltro molto competente.


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