Il terremoto a Ragusa, una lunga notte di paura dopo la scossa

Il terremoto e la fuga a Ragusa: “Ho visto tanta paura”

Una scossa forte alle 21.27 di sera. Il panico. Il racconto di quelle ore.
IL RACCONTO DEL SINDACO
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Sono le nove e ventisette di sera, magari hai appena finito di cenare. È stata un’altra giornata pesante nel Natale della grande pandemia. I bollettini incalzano, si aspetta il vaccino come il Settimo Cavalleggeri, ma ancora si intravvede la nuvola di polvere dei cavalli al galoppo, ancora non sono qui. In questo stato d’animo, ecco la scossa di terremoto. Quindici secondi. Sembrano pochi? Proviamo a contarli, immaginando una casa che balla intorno. E poi vediamo se sono pochi. Le nove e ventisette di ieri, l’ora in cui nella Sicilia Orientale, per un sisma con epicentro nel Ragusano, la terra ha tremato. E quei secondi sono durati un’eternità.

Il sindaco: “Gente in strada e paura”

Il sindaco di Ragusa, Giuseppe Cassì, noto come Peppe, è trafelato come non gli capitava mai quando era un campione del basket. Ha passato una notte insonne a soccorrere, a verificare, ad andare in giro, a sostenere. E non è finita. Anche una telefonata di pochi minuti viene interrotta da altre voci che si sovrappongono. “Confermo che non abbiamo evidenze di danni – dice il sindaco Cassì – siamo ancora per strada a monitorare. No, la scuola non l’abbiamo chiusa perché non ce n’era motivo”. Ieri, in diretta, la sua voce rilanciata mediaticamente aveva rassicurato la popolazione: “C’è stata tanta paura, ma non ci risultano danni al momento, né feriti. Io non mi sono accorto del terremoto perché ero in auto. Come adesso che siamo in giro per la città per fare dei sopralluoghi e delle verifiche assieme alla protezione civile comunale, ma sembra che non ci siano danni. Abbiamo una chat tra sindaci e nessuno segnala danni a cose o persone, per fortuna”.

Il sindaco Cassì in una foto d’archivio

Quindici secondi senza fine

Un’impressione confermata dopo ore di sopralluoghi. Durante il suo tour notturno, il sindaco ha annotato quell’ovvia paura: “Sì, c’era tantissima gente per strada, soprattutto nelle aree spaziose, all’aperto. C’erano macchine dappertutto e dentro le famiglie: papà, mamma, i bambini, gli animali domestici. Tutti insieme. Comprendo la preoccupazione, ma dobbiamo mantenere il sangue freddo”. Ieri sera, fra testimonianze dirette e ribattute delle agenzie, sono pervenuti i sentimenti difficili del momento: “ Ho avuto tanta paura, tremava tutto – ha detto Stefano Sucato, che vive a Comiso -. Tanta gente è scappata ed è ancora in strada. Mia moglie si trova a Lascari, nel palermitano, e anche lei l’ha avvertita”. Quindici secondi che non finivano mai, la fuga con le mascherine, la famiglia, gatti e cani. Erano le nove e ventisette.


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