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LiveSicilia.it / Cronaca / La ‘holding’ dei Santapaola, condanne e assolti due catanesi

La ‘holding’ dei Santapaola, condanne e assolti due catanesi

Si è chiuso il primo grado del processo ordinario scaturito dall'inchiesta Beta del Ros.
MESSINA
di Laura Distefano
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MESSINA – L’inchiesta Beta del Ros di Messina (scattata nel 2017) ha svelato il nuovo volto di Cosa nostra. Una mafia che preferisce la diplomazia alla lupara. Una strategia criminale in grado di creare una sorta di “comitato d’affari” che legherebbe a doppio filo boss (ormai in giacca e cravatta) e professionisti. Allo scopo di infiltrarsi e penetrare nel tessuto imprenditoriale, ma soprattutto negli appalti.

La cellula dei Santapaola a Messina

Gli affari criminali sono quelli che hanno come mente criminale Vincenzo Romeo, figlio dello ‘Zio Ciccio’ e nipote di Nitto Santapaola, già condannato nel rito abbreviato. A Messina sarebbe stata creata una cellula della famiglia mafiosa catanese, con stretti e costanti collegamenti con i boss etnei. Ieri sera, dopo una lunga camera di consiglio, è arrivato il verdetto del Tribunale di Messina, presieduto dalla giudice Letteria Silipigni, che ha chiuso il primo capitolo giudiziario del processo ordinario. Molte le condanne, con pene pesantissime, tra cui quella a Francesco Romeo a 16 anni e all’avvocato Andrea Lo Castro a 14 anni. 

Diverse sono state le assoluzioni. Tra questi i due imprenditori catanesi Vincenzo Santapaola, classe 64, e Giovanni Marano, della Bet srl. 

Assolto Vincenzo Santapaola

Vincenzo Santapaola, il cui reato è stato riqualificato da estorsione ad esercizio arbitrario della professione, è stato assolto con “la formula per non aver commesso il fatto”. Una storia giudiziaria travagliata quella dell’imprenditore Vincenzo Santapaola: che è stato arrestato sulla base delle dichiarazioni della persona offesa. L’imprenditore catanese, da sempre ha respinto la tesi accusatoria. Dal 2017 è cominciata una lunga battaglia legale prima per la revoca della misura cautelare e poi nel processo. Che è terminato ieri sera con una sentenza assolutoria. “Finalmente è stata fatta giustizia – commentano i difensori, gli avvocati Francesco Marchese e Salvo Pace – per un imprenditore che ha pagato il fatto di avere un cognome Santapaola, nonostante non vi sia alcun legame anagrafico e familiare. Questa sentenza potrà solo in parte comunque ripagare del processo mediatico a cui il nostro assistito è stato sottoposto e che ha portato a conseguenze pesantissime a livello finanziario ed economico, oltre che naturalmente personali ed emotive”. 

Marano assolto e restituita la Bet srl

Giovanni Marano è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. Il Tribunale inoltre ha disposto la revoca della misura cautelare (era ai domicilairi) e la restituzioni della Beta srl che era stata sottoposta a sequestro penale. L’accusa aveva chiesto nei suoi confronti la condanna a 12 anni. Quando è stata letta la sentenza, ieri sera, l’imprenditore non ha nascosto la sua commozione quando ha sentito la parola “assolto”. Pienamente soddisfatti dell’epilogo processuale i due difensori, gli avvocati Michele Ragonese e Pietro Granata. 

Le condanne

Le condanne del Tribunale di Messina vanno dai 16 anni ad un anno. Nel dispositivo, lungo tre pagine, si leggono le pene comminate: Giuseppe Amenta, Domenico Bertucelli, Salvatore Boninelli, Salvatore Galvagno, Carmelo Laudani e Salvatore Piccolo condannati a 2 anni e 8 mesi di reclusione ciascuno. Stefano Barbera e Carlo Borella, 13 anni ciascuno, Raffaele Cucinotta, 3 anni e 2 mesi di reclusone, Silvia Gentile, 3 anni e 2 mesi, Guido La Vista, 1 anni e 3 mesi, Andrea Lo Castro, 14 anni di reclusione, Franco Lo Presti, 3 anni, Fabio Lo Turco, 10 anni, Gaetano Lombardo, 3 anni e 6 mesi, Alfonso Resciniti, due anni e sei mesi, Francesco Romeo, 16 anni, Piero e Vincenzo Santapaola (classe 63), 12 anni ciascuno, Ivan Soraci e Michele Spina, 12 anni e 8 mesi. Gli imputati sono stati condannati al risarcimento del danno per il comune di Messina e varie associazioni antiracket costituite come parte civile. 

Il Tribunale, inoltre, ha dichiara non doversi procedere nei confronti di Roberto Cappuccio e Francesco Romeo per difetto di procedibilità (manca la querela di parte) in quanto il capo di imputazione inerente a un’estorsione è stato tramutato in esercizio arbitrario della professione.

Le assoluzioni

Sentenza di assoluzione nei confronti di Antonio Amato, Bruno Calautti, Antonio Di Blasi, Paolo Lo Presti, Giovanni Marano, Benedetto Panarello, Filippo Spadaro per non aver commesso il fatto. La Vista assolto per un solo capo d’imputazione. Vincenzo Santapaola, classe 63, come detto è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. 

Pubblicato il 23 Dicembre 2020, 13:0023 Dicembre 2020, 18:55
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