"La vita in un reparto Covid, caro Babbo Natale adesso dacci..." - Live Sicilia

“La vita in un reparto Covid, caro Babbo Natale adesso dacci…”

La letterina di un professionista della sanità che lavora in un reparto Covid.
LA LETTERA DI NATALE
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5 min di lettura

Riceviamo e pubblichiamo da un professionista della Sanità che preferisce non fare sapere niente di lui, se non che lavora in un reparto Covid.

Come prefazione all’invio ha scritto: “Sono un professionista sanitario che sta lavorando in area covid, nello specifico faccio parte di una categoria professionale che spesso non viene nemmeno menzionata né dai media né nei palazzi istituzionali, ma questo poco importa. Lavoro in terapia intensiva ormai da diversi anni, ma ricorderò il mio ingresso in intensiva Covid per sempre. Aperta la porta dell’area filtro feci ingresso in quel satellite ancora inesplorato ai miei passi, lenti e sinceramente timorosi. Con un giro di ricognizione sentii essenzialmente due cose, sofferenza per quelle anime tenute sospese dalle macchine e lo spirito di collaborazione e dedizione dei colleghi, già in corsia da qualche tempo, nel prendersi cura di quelle persone che erano state colleghi, conoscenti ed in qualche caso parenti. Fu una sera al rientro dal turno pomeridiano, dopo aver visto i segni della fatica e dei presidi di protezione individuale sul mio volto, ma soprattutto dopo aver visto negli occhi del primo paziente cosciente la speranza ed il desiderio di quel calore che chiamiamo casa, che ho deciso di scrivere questa lettera.

Caro Babbo Natale,

Lo so, non ci sentiamo da un po’ di tempo, ma sai come siamo fatti noi adulti, ci concediamo poco tempo per sognare fra un “like” ed un nuovo “post”.

Volevo dirti due parole, anzi, spero tu possa leggere nel pensiero così risparmio un po’ di fiato dato che mi sembra che scarseggi sempre di più. Volevo chiederti se per quest’anno potresti posticipare un po’ il tuo arrivo, magari lasci la slitta e vieni a trovarci in spiaggia ad agosto in kitesurf, o in moto d’acqua, che non so perché non ti immagino un tipo molto atletico. Potresti mettere un bel costume rosso, preferibilmente non a mutanda, ma quelli sono gusti.

Ti chiedo questo favore perché quest’anno molte case saranno un po’ più vuote e tristi. Io, ad esempio, non sarò a casa con la mia famiglia. Per dirti la verità non so bene dove mi trovi di preciso, ma credo di essere in qualche posto in alta montagna. Infatti come ti dicevo, qui l’aria sembra più rarefatta e fa sempre un gran freddo, anche se non capisco perché mi ostino a rimanere tutto nudo in questo letto enorme che a volte sembra animato. Inoltre qui è pieno di pupazzi di neve. No, non sto scherzando. E’ pur vero che nella mia vita non ho mai avuto il piacere di vederne molti nella mia città, quindi potrei sbagliarmi.

Sono molto buffi e sembrano sentire un gran caldo, probabilmente sono più abituati di me a queste altitudini. Si muovono in maniera goffa e sono tantissimi. Fanno cose un po’ strane: c’è chi mi fa delle foto con una macchina gigante (spero mi girino i duplicati un giorno), chi armeggia con delle macchine rumorose accanto a me, chi mi gira e rigira come uno spiedo. Ne ho persino visti alcuni sempre indaffarati che comunicano con i walky talky: ma tu immagini un pupazzo col walky talky?

Credo che vivano qui, sono in molti, ma oramai riesco a riconoscerli. Chissà se hanno una famiglia, anche se non credo. Immagina una allegra famiglia di pupazzi di neve che si abbracciano fra di loro: si scioglierebbero in pochi secondi.

Hanno grandi occhi, tutti bellissimi. Nei giorni però i loro sguardi sono molto cambiati. Nei primi tempi sembravano spaventati. Posso capirli, cosa ci faceva un corpo caldo in mezzo a loro? Rischiavano di diventare tante pozzanghere. Successivamente riuscivo a vedere orgoglio e determinazione: superare le proprie paure da sempre un po’ di sana esaltazione. Adesso mi sembra di leggere molta stanchezza. Spero che resistano fino a che potrò tornare a casa. Giuro che non li abbraccerò uno per uno, anche se vorrei farlo.

Credo che non capiscano la mia lingua. Cerco di parlare ma loro non sembrano capirmi. Io invece riesco a capire le loro parole: a quanto pare in questo posto non sono solo… chissà dove sono gli altri e chi ci ha portati qui.

C’è sempre una luce molto chiara che riesco a vedere quelle poche volte che riesco a tenere gli occhi aperti. Spero di non prendermi una scottatura anche perché non riuscirei a spalmarmi la crema dopo-sole.

Sì, perché sono immobile, fermo come non lo sono stato mai. Immagino che sia un modo per fare riposare questo corpo che stresso ogni giorno.

Sento in continuazione delle campanelle suonare ma ancora non ho capito come interpretarle. So soltanto che quando suonano qualcuno viene a fare qualcosa, quindi almeno è un pretesto per avere compagnia. Forse comincio a capire come attivarle a mio piacimento, però non dirlo ai miei amici bianchi, non credo che la prenderebbero bene.

Qui il tempo non passa mai, mentre mille pensieri mi corrono dentro la testa. Ho pensato che potrei organizzare una partita a carte con i miei amici di avventura, anche se in questa posizione non sarebbe proprio il massimo ma quantomeno nessuno potrebbe sbirciare le mie carte.

Senti, pensandoci bene forse è meglio che liberi le renne e metti gli stivali anche per questo Dicembre. Ovviamente in questo caso ti consiglio la divisa classica che in costume da bagno e stivaloni da neve non saresti proprio “fashion”, ma anche questi sono gusti.

Ti chiedo solo un favore, in nome della nostra vecchia amicizia epistolare unidirezionale: porta un regalo a mio figlio da parte mia, perché ho paura che io mi intratterrò con i miei amici di neve ancora per un po’. Inoltre il torneo di burraco potrebbe dilungarsi troppo.

Non so che forma abbia, quale sia il suo peso e non credo che si possa ricevere tramite corriere espresso, quindi lo chiedo a te, alla faccia di Amazon. Confeziona tanto amore. Tanto, moltissimo ed ancora di più, perché non basta mai. Fallo cadere a pioggia nelle case di tutte le persone che amiamo, fai intasare tutti i caminetti, non importa, tanto qui non li usiamo. E se non trovi comignoli bussa alla porta e scappa, come facevi anche tu da piccolo, ne sono sicuro, solo non dimenticare di lasciare il pacco davanti la porta.

Regala una scia di speranza a me, ai miei amici di sventura, alle nostre famiglie ed ai nostri amici polari, che prima o poi torneremo tutti a casa, senza barriere a coprire i nostri progetti, ma senza dimenticare quegli sguardi che sanno di vita.

Buon Natale anche a te.


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