Ipab Ardizzone, il M5S attacca Panvini, la replica: "Ecco la verità" - Live Sicilia

Ipab Ardizzone, il M5S attacca Panvini, la replica: “Ecco la verità”

Ecco le accuse e la replica di Giampiero Panvini, commissario dell'Ipab Ardizzone Gioeni.

Catania – Gianina Ciancio e Maria Laura Paxia, deputate regionali del movimento 5 stelle, chiedono la testa del commissario dell’Ipab Ardizzone Gioeni Giampiero Panvini, rivolgendo un appello all’assessore Scavone. Motivo della contesa è il braccio di ferro tra Panvini e una utente sfrattata dopo 4 anni di morosità. E una caldaia, disattivata dopo l’intervento dei carabinieri del Nas. La replica: “Ho trovato – dice Panvini – un ente con 1,8milioni di euro di debiti, l’ho risanato e sto applicando la legge”.

Lo scontro

“Dopo una lunga diatriba, cominciata prima di novembre, tra il commissario e gli ospiti dell’Ardizzone Gioeni, che ha determinato il distacco del riscaldamento e dell’acqua calda per diversi giorni nell’ala destinata alle stanze dei non vedenti, adesso arriva l’ordine di immediata liberazione della stanza ai danni di una donna ipovedente ospitata presso l’istituto. Riteniamo non più rinviabile la rimozione di Panvini dall’incarico di commissario dell’Ipab di Catania”. A dichiararlo sono le deputate all’Ars e alla Camera del Movimento 5 Stelle Gianina Ciancio e Maria Laura Paxìa che si dicono “incredule dopo aver letto la deliberazione n. 79 del 16 dicembre 2020” con la quale Giampiero Panvini, responsabile nominato dalla Regione Siciliana, ha disposto ‘la risoluzione del rapporto di convitto e del regime residenziale’ nei confronti di una giovane donna ipovedente, Jessica Costa, che da anni vive e lavora nella struttura, nata appositamente per dare una mano a chi si trova in gravi condizioni fisiche di cecità. “Neppure la dura fase di diffusione del coronavirus – sottolineano le Portavoce m5s – né il periodo di festività che ci accingiamo a vivere, sono riusciti a stoppare questa decisione, che prevede l’ordine di dimissione ed immediata liberazione della stanza, motivato da presunte violazioni di alcune fredde disposizioni di un regolamento interno”.

“Intimare l’allontanamento dai locali – concludono le due deputate regionali – in piena emergenza sanitaria, per di più a dei soggetti fragili, è un atto oltre che di scarsa sensibilità umana anche contrario alle norme vigenti (D.l. n. 34/2020 convertito in Legge n. 77/2020 art 17 bis “Proroga della sospensione dell’esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo”).

Interviene il commissario

Giampiero Panvini risponde alla richiesta di rimozione: “Alla luce della solerzia mostrata dalle due parlamentari regionali Ciancio e Paxia, mi sarei aspettato che intervenissero per sanare le pendenze molto rilevanti dal punto di vista economico, relative alla posizione dell’utente che hanno menzionato. Stupisce, altresì, che entrambe sollecitino il sottoscritto a violare la legge: commettere irregolarità ovvero a determinare un danno erariale nei confronti dell’ente. Piuttosto, mi sarei aspettato che, mosse da una disponibilità superiore a quella già mostrata dal sottoscritto nei confronti dell’interessata (la quale potrà sicuramente confermare), le due parlamentari provvedessero, come usano dire e fare gli esponenti del Movimento 5 Stelle, a “restituire” parte delle loro indennità pagando le rette dovute, almeno sino ad annullare la rilevante e annosa morosità dell’utente in questione”.

E ancora: “Sempre le stesse parlamentari, in precedenza pur sapendo che la caldaia non fosse a norma, e per questo spenta, mi sollecitavano a riaccenderla mettendo a repentaglio la sicurezza dell’edificio e degli utenti. A tal proposito si precisa che, lo spegnimento della caldaia non è avvenuto per un capriccio del sottoscritto, ma a seguito dei sopralluoghi dei NAS e del R.S.P.P sollecitati da esposti vari”.

Panvini riavvolge il nastro: “Il sottoscritto svolge questo delicato incarico di Commissario straordinario per risanare un ente trovato con circa €. 1.800.000,00 di debiti, che attraverso una condotta rigorosa è riuscito a rimettere in sesto e diventando uno degli enti più virtuosi della Sicilia. In poche parole la mia presenza serve per fare rispettare le leggi e non per violarle non senza attirarsi invidie e l’ira di coloro i quali come avvoltoi – conclude il commissario – lucravano illegalmente sull’ente”.

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