Venti boss mafiosi percepivano il reddito di cittadinanza

Venti boss mafiosi percepivano il reddito di cittadinanza

Fanno parte dei clan più potenti in città e provincia. Azione: "Servono più controlli"

MESSINA – La guardia di finanza ha sequestrato delle somme indebitamente percepite da alcuni esponenti dei clan messinesi non aventi diritto al beneficio del reddito di cittadinanza, in quanto condannati a titolo definitivo nell’ultimo decennio per reati di mafia o che hanno familiari condannati per i medesimi reati.


Gli specialisti delle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, a seguito di un’attenta attività di analisi giuridico-normativa, in sinergia con l’Inps, hanno
denunciato 25 persone sventando così una frode di circa 330 mila euro portata avanti da esponenti dei clan messinesi o loro familiari che avevano omesso di dichiarare il proprio status nell’istanza per ottenere il beneficio del reddito di cittadinanza.


I soggetti condannati per reati di tipo mafioso fanno parte, a vario titolo, dei clan di maggiore spicco di Messina e provincia, quali: Santapaola-Romeo, Sparacio, Spartà, Galli, Batanesi, Bontempo Scavo, De Luca, Mangialupi, Camaro, Tortoriciani, Ventura, Ferrante e Cintorino.


Tra le principali attività illecite, per le quali le persone coinvolte nell’indagine risultano essere condannati, spiccano le estorsioni, l’usura, il traffico di sostanze stupefacenti, il voto di scambio, il maltrattamento e l’organizzazione di competizioni non autorizzate di animali. Il gip ha disposto il sequestro delle somme percepite indebitamente.

*Aggiornamento
“Il reddito di cittadinanza sta diventando una fonte di finanziamento per cosche e clan mafiosi. In un momento di grande difficolta’ economica, per tanti e’ un’ efficace misura di sostegno ma sono ormai troppi i soggetti che lo percepiscono illegittimamente”. Chiediamo con forza controlli rigorosi e continui”. Lo afferma Giangiacomo Palazzolo, responsabile nazionale legalità di Azione e sindaco di Cinisi (Palermo). “La scoperta da parte delle Fiamme gialle di Messina – continua Palazzolo – di oltre venti appartenenti a famiglie mafiose percettori di reddito di cittadinanza è l’ennesimo campanello di allarme su uno strumento che oltre ad essere talvolta inadeguato si è rivelato oggetto degli appetiti delle organizzazioni mafiose che attraverso la sua indebita riscossione riescono spesso a finanziare la manovalanza criminale”. Il responsabile legalità del partito di Calenda sostiene inoltre che “probabilmente sarebbe necessario modificare la legge in senso maggiormente restrittivo nei confronti anche dei semplici indiziati di Mafia, in ogni caso sono assolutamente necessari maggiori controlli incrociati tra le banche dati delle forze dell’ordine e dell’Inps. Non è tollerabile che lo Stato finanzi in qualche modo Cosa nostra” conclude Palazzolo. (ANSA).

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