PALERMO- Angelo, infermiere del pronto soccorso del ‘Cervello’, che, appena guarito dal Covid, ha tempestato di telefonate il suo primario perché voleva tornare in corsia. Era negativo al tampone e poteva rientrare, ma qualcun altro, magari, si sarebbe preso qualche giorno in più, specialmente sotto le feste. Invece, lui si è messo in testa di non tardare nemmeno un secondo. Fatemi tornare, fatemi tornare, fatemi tornare. E l’hanno fatto tornare.
Angelo Maione, 49 anni, sarà di turno stanotte, nel passaggio simbolico tra l’anno della desolazione e quello della speranza. Poco prima di montare la guardia, racconta: “Nonostante i dispostivi mi sono beccato il Coronavirus. Non ho avuto sintomi gravissimi, per mia fortuna. Niente gusto e olfatto, un po’ di tosse, la febbricola. A casa mi sono isolato ed è stato pesante”.
“Ho passato ventinove giorni in una stanza – racconta ancora -. La mia famiglia mi lasciava il cibo dietro la porta. Non mi lamento. Qui in pronto soccorso siamo a contatto con storie terribili. Ho visto tanti morire, vecchi e giovani. Speriamo che la gente capisca che deve vaccinarsi. Ricordo, prima che andassi via, la commozione di una signora anziana che aveva ricevuto una lettera dalla nipotina: allora qualcuno mi pensa, ripeteva. La solitudine qui è tremenda. Non so se a mezzanotte brinderemo per un minuto, ma staremo con i nostri amici pazienti per cercare di farli sentire meno soli. Già è una sofferenza: sotto le feste ancora di più. Io volevo esserci, questo è il mio mondo”.
Angelo che voleva tornare, infine, è tornato, anche se poteva riposare. “Io ho questo problema, se possiamo chiamarlo così – spiega la dottoressa Tiziana Maniscalchi, direttore facente funzione del pronto soccorso -. I miei colleghi insistono perché vogliono lavorare, perché non vogliono lasciare soli gli altri colleghi, perché vogliono esserci a tutti i costi. E’ la nostra grande forza, ovviamente”. Ed è una spinta necessaria in un pronto soccorso Covid che sta conoscendo un nuovo e preoccupante aumento dei casi.
Ma Angelo è tornato per combattere la sua battaglia. Stanotte, a mezzanotte, con i suoi amici tra corsia e letti, vedrà arrivare l’anno che verrà. E, nel silenzio di quell’istante, la speranza rinascerà.