Catania, non solo Covid: il 2020 raccontato in 6 scatti - Live Sicilia

Catania, non solo Covid: il 2020 raccontato in 6 scatti

Quest'anno sta per essere archiviato. Protagonisti, oltre la pandemia, anche la politica e la cronaca.
Un anno in immagini
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CATANIA – Sei foto. Sei scatti. Sei immagini che possono raccontare (e sintetizzare) un anno che tra poche ore sarà archiviato. Il 2020 anche per Catania, come il resto del mondo, rappresenta l’epoca del Covid-19, della pandemia, dell’emergenza sanitaria, del lockdown e delle ‘zone rosse”. Dodici mesi vissuti dietro la mascherina e con gli occhi velati di lacrime per le morti, tante e troppe, causate da un terribile virus. Ma il nastro degli eventi ha continuato a girare e così ci sono stati fatti, alcune volte rimasti in sottofondo e altre invece finiti in copertina, che hanno segnato questo periodo così complicato. Dalla politica alla cronaca giudiziaria. E purtroppo anche notizie “rosso” sangue.

Covid-19

Il 27 febbraio 2020 si registra il primo caso di Coronavirus a Catania. L’annuncio arriva dalla bocca del presidente della Regione Nello Musumeci in persona: una donna rientrata da Milano. È l’inizio di un incubo che purtroppo non avrà mai fine: la provincia di Catania sia nella prima ondata che nella seconda sarà una delle zone con i più alti numeri di contagi e di decessi. Una piccola boccata d’ossigeno arriva solo in estate con il calo degli infetti, ma chi pensava che l’emergenza fosse finita dovrà fare i conti con i numeri inquietanti di ottobre e novembre e con una strage silenziosa di centinaia di vittime. L’immagine simbolo è quella del primo novembre 2020: una fila di oltre 20 ambulanze arriva a Mirabella Imbaccari, nel calatino, per trasferire gli anziani ospiti di una casa di riposo dove si è “acceso” un focolaio. E, guardando i numeri diffusi ieri dal Ministero della Salute, la luce in fondo al tunnel pare ancora lontana. La speranza 2021 è nel vaccino.

Arresti eccellenti

La pandemia non ha fermato l’azione giudiziaria della Procura di Catania: sono diverse le operazioni eseguite in questo 2020 così singolare. Ma è il tappeto di soldi in contanti ritrovato in alcuni bidoni seppelliti nella discarica di contrada di Grotte San Giorgio gestita dalla Sicula Trasporti e ritrovati dagli uomini della Guardia di Finanza lo scatto ‘simbolo’ della pagina di cronaca giudiziaria di Catania. Il 4 giugno 2020 scatta l’operazione Mazzetta Sicula: finiscono in manette i ‘re dei rifiuti’ Antonello e Salvatore Leonardi, imprenditori di uno dei colossi italiani nella gestione del conferimento dei rifiuti. Nell’impianto di Sicula Trasporti – oggi sotto amministrazione giudiziaria – conferiscono 200 comuni siciliani. L’indagine accende i riflettori sulle falle del sistema dei rifiuti nell’Isola. E inoltre apre inquietanti risvolti su funzionari pubblici pronti a intascare bustarelle dai privati per bypassare i controlli ambientali. E poi nell’immondizia ci sarebbe – purtroppo – la puzza della mafia. Sarà il processo a verificare se la costruzione accusatoria si tramuterà in una sentenza di condanna. Poche settimane fa è arrivato il rinvio a giudizio per Leonardi, che però da qualche giorno ha lasciato il carcere ed è arresti domiciliari.

Politica, Pogliese sospeso e poi reintegrato

In piena estate uno tsunami colpisce Palazzo degli Elefanti. L’onda anomala arriva direttamente dal Palazzo di Giustizia di Palermo: il sindaco di Catania Salvo Pogliese è condannato per peculato nell’inchiesta sulle spese all’Ars. Una sentenza che fa scattare l’applicazione della Legge Severino: il Prefetto di Catania sospende Pogliese dalla carica di primo cittadino. Al suo posto subentra il vicesindaco Roberto Bonaccorsi. L’esponente di Fratelli d’Italia però non si arrende e impugna il provvedimento di sospensione davanti al Tribunale di Catania e cinque mesi dopo arriva una decisione che farà giurisprudenza. I giudici ‘sospendono’ il provvedimento ed inviano gli atti alla Consulta per valutare i profili costituzionali della vicenda. Pogliese, dunque, il 5 dicembre 2020 può tornare a indossare la fascia di sindaco di Catania.

Agosto di sangue

Per un attimo Catania ripiomba nel clima di ferro e fuoco degli anni 90. Gli anni della mattanza. L’8 agosto 2020, a Librino, nella rampa d’accesso ai civici 18 e 19 del viale Grimaldi, si spara a raffica. Un conflitto armato che lascia due morti sul selciato e almeno 4 feriti. Le indagini dei carabinieri portano in poche ore ad individuare alcuni dei killer e così scattano i fermi. In manette – tra gli altri – finisce Carmelo Di Stefano, Melo pasta ca sassa, vertice dei Cursoti Milanesi. Dietro la sparatoria vecchi rancori tra il clan dei Milanesi e i Cappello. Tutto sarebbe iniziato con un pestaggio a un imprenditore che invece di rivolgersi alle forze dell’ordine chiede aiuto ad amici ‘orbitanti’ nella malavita. Questo scatena ore di fibrillazioni, fino a quanto un gruppo di scooter arriva a Librino per cercare di ‘risolvere’ la questione. Ma invece della dialettica si sceglie di sparare.

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