"L'ultimo regalo di Natale", l'economia palermitana chiude il 2020 in rosso

“Ultimo regalo di Natale”, l’economia chiude in rosso

Foto d'archivio
Tra previsioni disattese e restrizioni "ingiuste", a fine anno non riesce a sorridere nessuno. O quasi

PALERMO – Le previsioni erano chiare e la realtà le ha confermate, se non peggiorate: il commercio palermitano si affaccia al 2021 senza aver sorriso neanche a dicembre. Nel capoluogo diversi attori economici hanno concluso l’ultimo mese dell’anno come i precedenti, fra decreti anti-contagio e registratori di cassa che a fine giornata dicono “zero”. Dicembre mette in luce anche le due facce del food: da un lato l’artigianato alimentare che torna a sperare sulla base di nuovi numeri incoraggianti; dall’altro i ristoratori che nonostante l’asporto non riescono a gioire.

Per provare a limitare i danni, le associazioni di categoria hanno ottenuto il posticipo dell’inizio dei saldi avallato dall’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano. Anche in Sicilia inizieranno il 7 gennaio anziché il 2, come già stabilito per esempio dalla Regione Lombardia, per evitare il lancio in piena zona rossa o arancione.

“L’ultimo regalo di Natale”

Con queste parole Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, definisce le zone rossa e arancione nei giorni festivi e prefestivi. “Già la situazione di quest’anno era estremamente volatile, ma così è saltato qualsiasi pronostico. In chiusura di un annus horribilis che già in Sicilia vedeva un crollo del 30 per cento, questo ribasso è arrivato addirittura al 50 per cento”. Di Dio attacca il governo Conte sostenendo che “oltre al lockdown, e a una netta riduzione dei consumi per quasi tutti i settori, si sono aggiunte delle restrizioni assolutamente ingiuste per determinati codici Ateco”.

La presidente di Confcommercio porta esempi concreti: “Il 24 dicembre i negozi di abbigliamento e di calzature erano chiusi, ma invece erano aperti quelli di articoli sportivi, di intimo o di detersivi, ma anche le profumerie, gli alimentari, le ferramenta. In sostanza – spiega – chi vuole comprare un paio di scarpe non può farlo nei negozi di calzature ma può farlo in quelli di articoli sportivi; chi vuole una torta può decidere di comprarla in un’attività di ristorazione con tante limitazioni, però non avrà problemi nei supermercati che hanno il banco dedicato”.

La moda resta ‘in rosso’

Così restano impietosi i dati registrati nel Palermitano durante quella che si era rivelata una corsa ai regali fantasma. Lo conferma Marco Di Giovanni, presidente regionale di Fimo Assoimpresa e titolare di tre negozi di abbigliamento. “Siamo arrivati a un meno 60 per cento anche sotto Natale, creando una disparità sempre più grande tra vendite online e fatturato dei negozi fisici e di vicinato. Un’economia fuori controllo”.

Ma secondo il rappresentante delle imprese di moda “non c’è da sorprendersi. Non ci è stato concesso lavorare il 24 dicembre, né il 27 che di solito è un giorno importante: chi ha ricevuto i regali sbagliati viene in negozio a cambiarli, chi ha ricevuto soldi in regalo dai parenti viene a spenderli. E ancora ci è toccato restare chiusi il 31, altro giorno ‘caldo’, e pure in chiusura delle feste. In sostanza vengono a mancare dieci giorni di ossigeno – conclude – e visto l’andazzo c’è già qualche collega che pensa di non aprire il 4 gennaio che a questo punto sarebbe inutile. Siamo in balìa del nulla più totale”.

I due volti del food: gli artigiani ripartono…

Eppure non tutta l’economia palermitana sfoggia un segno negativo. “I primi segnali positivi si sono visti proprio a dicembre e in particolare nella food economy – osserva fiducioso Giuseppe Pezzati, presidente di Confartigianato per la Sicilia e Palermo –. E questo nonostante le imprese artigiane stiano soffrendo sia nel comparto interno che nell’esportazione. La Sicilia risulta la prima regione per incidenza dell’artigianato alimentare, e Palermo è la prima provincia siciliana per la vendita di prodotti alimentari a dicembre. Su una spesa di poco più di un miliardo di euro in tutta la Sicilia, Palermo incide per 268 milioni. Questo può e deve far sperare, perché una ripresa c’è, e sta ripartendo dal capoluogo”.

Pezzati però ricorda che “Palermo ha ancora bisogno di tante attenzioni. Per questo continuiamo a sostenere i commercianti di quartiere, l’economia delle nostre botteghe – dice – sia sensibilizzando il consumatore che sul piano politico. In questo senso è stato importante l’aver ottenuto la sospensione della Ztl fino al 6 gennaio, ma abbiamo già chiesto al Comune un’ulteriore proroga in vista dei saldi”.

…Ma i ristoratori navigano a vista

Chi già da tempo sta esaurendo la riserva di ottimismo sono i ‘cugini’ di settore, i ristoratori. “Un dato su tutti che riguarda le nostre due sedi: a dicembre una ha perso il cento per cento, essendo stata aperta un solo giorno, e nell’altra c’è stata una riduzione del 30 per cento circa”. A raccontarlo è Antonio Cottone, titolare del ristorante La Braciera e presidente di Fipe Confcommercio. “Il calo della seconda sede è rimasto contenuto grazie ad asporto e delivery, ma questi servizi ci aiutano solo a non indebitarci”.

Cottone dà voce ai disagi vissuti dai colleghi negli ultimi giorni di un 2020 complicatissimo per tutti. “In vista del Natale c’erano attività con prenotazioni già chiuse per migliaia di euro, e già in molti avevano fatto approvvigionamenti. Dispiace perché sono soldi che non torneranno mai, e che in questo periodo erano veramente oro”. Ecco perché “vari ristoratori hanno scelto di chiudere nonostante l’opportunità dell’asporto. Hanno pensato che non avrebbe avuto senso lavorare solo a pranzo. Questi quindici giorni sarebbero stati gli ultimi, e gli unici, per ammortizzare i costi e rilanciare un minimo l’economia. Invece sono arrivate solo altre batoste”.


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