Pandemia e crisi economica: la difficile ripartenza di Catania - Live Sicilia

Pandemia e crisi economica: la difficile ripartenza di Catania

Difficoltà, vertenze, ecco l'analisi del centro studi di Unimprese.
L'ANNO CHE VERRA'
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CATANIA – Una crisi nella crisi. La pandemia soffia sulla cenere di una situazione economica e occupazionale già fortemente provata dai postumi della crisi del 2008. La fotografia scattata dal centro studi di Unimprese immortala una regione ferma al palo e una provincia ferita che ha visto abbassare 4577 saracinesche nel 2020. Turismo, ristorazione e commercio i settori maggiormente impanata nelle maglie della crisi da lockdown e fare delle previsioni per il futuro non è cosa semplice. In attesa di toccare con mano strumenti e ricette individuati dal governo centrale, i segretari dei sindacati catanesi fanno il punto sul cagionevole stato di salute del tessuto sociale provando a mettere sul tavolo qualche proposta per guidare la ripartenza.

Emergenza occupazione femminile: il punto della Uil

“A Catania la crisi viene da lontano. Oggi, l’uragano-Covid ha solo drammaticamente acuito questa condizione maturata in decenni di involuzione produttiva e sociale. E di opportunità negate”, dice la segretaria provinciale della Uil, Enza Meli. “Un esempio? Il paradosso, la vergogna, del mancato inserimento del nostro territorio in fascia 1 per rischio sismico che sottrae risorse a interventi dovuti, quali il consolidamento degli istituti scolastici. Altro esempio: il degrado della Zona industriale, che noi della Uil nel nostro Progetto sulla Ripartenza in Sicurezza e Legalità di Catania e Provincia abbiamo definito la “madre, anzi la nonna di tutte le vertenze catanesi” considerato da quanto tempo se ne parla nei Palazzi senza risultati2, aggiunge.

C’è poi l’atavica questione del gap in termini di retribuzioni tra uomini e donne. “Inutile fare una classifica di chi stia peggio in questo vissuto di esasperazione crescente. Tra tutti, però, vorrei ricordare la sofferenza delle lavoratrici. Un recente studio nazionale della Uil rivela che percepiscono mediamente 218 euro in meno rispetto ai colleghi maschi. È una delle tante, troppe, iniquità del sistema-Paese che mortifica innanzitutto le donne della nostra terra, come quelle di tutto il Sud Italia, assillate anche da una realtà familiare resa ancora più pesante dalla pandemia, come dimostra l’aumento dei casi di violenza domestica in questi mesi di incubo-Coronavirus”, argomenta Meli. “Dinnanzi a tutto ciò, specialmente oggi, è forte il rischio della rassegnazione e dell’autoisolamento. Un male oscuro, che noi ci sforziamo di combattere ogni giorno. Perché con la Uil, davvero, nessuno si senta solo”, aggiunge. 

Ugl: “Serve un piano di resilienza”

L’Ugl punta i riflettori sulla  difficoltosa tenuta occupazionale della provincia. “Il 2020, con l’arrivo di questa grave emergenza epidemiologica, per la città di Catania ha rappresentato la mazzata finale ad un’economia e ad un tessuto sociale già particolarmente compromesso dai problemi del passato. Lo avevamo già detto alcuni mesi fa, ed oggi lo certifichiamo davanti ad una prospettiva tutt’altro che incoraggiante”, esordisce il segretario provinciale Giovanni Musumeci. “Doveva essere l’anno in cui il nostro territorio poteva iniziare a rialzarsi, invece adesso ci troviamo ancora un a volta a dover rincorrere nella speranza che il danno possa essere meno doloroso. Imprese in difficoltà, attività chiuse per lockdown e mai più riaperte, rischio licenziamenti quando finirà il blocco imposto dalla legge, giovani disorientati, opere pubbliche quasi ferme, numeri in forte aumento sul reddito di cittadinanza e sui buoni spesa, segno che la povertà sta diventando dilagante”, spiega il sindacalista.

“Su Catania questo quadro ci preoccupa, ma allo stesso tempo ci fa comprendere come questa sia l’ultima chiamata all’unione delle forze sane della città per la messa a punto di un piano di resilienza”, dice. “Quando tutto sarà finito, infatti, non ci dovremo far trovare impreparati di fronte alla sfida della ripartenza, che non può non iniziare da ciò che girà intorno al mondo del lavoro e dalla messa insicurezza dei più deboli.  Ci dovremo battere perché le risorse europee e statali non vengano disperse e non subiscano ritardi, poiché è indispensabile dare il via ad opere pubbliche urgenti, puntare sulla digitalizzazione e sulla riforma del mercato del lavoro. Occorre quindi una strategia comune, forte ed incisiva, per affrontare al meglio il 2021, considerato che ogni minuto – continua il sindacalista –  perso è un momento in più di agonia per Catania e i lavoratori catanesi. Questo è l’appello che, come Ugl, ci sentiamo di lanciare a chi crede in questa sfida e pensa al bene di tutta l’area metropolitana.”

Cgil: “Turismo, commercio e trasporti: settori in crisi”

Il segretario generale della Cgil di Catania, Giacomo Rota, accende i riflettori sul futuro dei lavoratori impiegati nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia. “La seconda ondata di Covid ci ha posto di fronte alle azioni insufficienti delle istituzioni2, spiega.  “Per il 2021 questa preoccupazione si somma alla crisi dei settori più danneggiati dalla pandemia: turismo, commercio, e trasporti. Il nostro aeroporto rischia il declino e con esso anche il futuro dei lavoratori precari. Sono dunque necessari più ammortizzatori soprattutto per sostenere l’ondata di lavoratori che saranno mandati a casa una volta finito il blocco dei licenziamenti. La Cgil si batterà per questo”, sottolinea il sindacalista. 

E aggiunge: “Da aprile ad oggi ci sarebbe stato il tempo per adeguare le strutture scolastiche, per applicare provvedimenti straordinari, per recuperare istituti dismessi; invece ci si è arresi alla didattica a distanza dimenticando il 45% degli studenti catanesi non possiede un accesso alla Rete. Un’altra spia di questa incapacità è stata l’organizzazione del servizio sanitario. Con Cisl e Uil avevamo indicato la necessità di allestire ospedali interamente dedicati  al Covid, riattivando quelli dismessi”. “La medicina territoriale non regge, le Rsa sono diventate delle vere e proprie bombe virali. Eppure avevamo lanciato il nostro allarme sin da marzo”, argomenta. “Oggi quelli che ipocritamente chiamiamo i nostri eroi delle corsie sono medici e infermieri incastrati in contratti precari che non offrono un risarcimento in caso di contagio. La Cgil si impegnerà affinché tutto questo trovi soluzione”, conclude.

La Cisl e le proposte per ripartire

Il segretario provinciale della Cisl, Maurizio Attanasio individua possibili strumenti per rimettere in moto la macchina economica. “È necessario partire dall’assunto che arriverà la fine della parentesi fatta di sussidi, ristori e blocco dei licenziamenti, e che dunque occorrano progetti esecutivi per impegnare le importanti risorse comunitarie che fanno parte dei 209 miliardi destinati all’Italia”, spiega. “La Cisl ha elaborato 10 proposte, per rilanciare i temi dello sviluppo e della coesione sociale e occupazionale e per trovarsi pronti all’auspicata ripartenza. Con la speranza di contenere la crisi socio-economica, aggravata dall’emergenza sanitaria scoppiata nel 2020 e, a Catania, anche dalla forzata assenza di leadership politica”, continua il sindacalista. 

“È un decalogo per Catania e per la ripresa post Covid: dal Recovery plan e dai Fondi Comunitari alle infrastrutture già programmate, dalla mobilità locale alle Partecipate, dalla tutela dell’ambiente alle opportunità per l’occupazione giovanile e la lotta alle povertà”, aggiunge. “Macro-temi sui quali abbiamo già individuato le microaree di intervento. Una piattaforma che offriamo al dibattito pubblico e che, nel primo incontro che lo stesso Pogliese ha promesso per metà gennaio, esporremo”, conclude.

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