La corda al collo e l'ultima cena del boss: confisca e orrore mafioso

La corda al collo e l’ultima cena del boss: orrore mafioso

Il nome di Salvatore Cataldo a cui oggi stati confiscati i beni è legato a due macabri episodi di cronaca

PALERMO – Oggi gli confiscano i beni che erano stati sequestrato nel 2012, ma è negli anni successivi che sarebbe emerso il ruolo di Salvatore Cataldo in due efferati delitti di mafia.

La Corte di assise di Palermo l’anno scorso ha condannato Cataldo all’ergastolo per il duplice omicidio di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, assassinati nel 1999.

Ne aveva già parlato Gaspare Pulizzi, ma furono le dichiarazioni di Nino Pipitone, boss di Carini, a svelare i macabri retroscena degli omicidi. I corpi non sono mai stati ritrovati, sono stati sepolti chissà dove. Pipitone partecipò al delitto, ma non ha saputo dire dove sono stati occultati i cadaveri. Si è scavato invano negli anni in diversi punti.

La corda al collo

“In compagnia di mio zio Vincenzo e di mio zio Giovanni ci recammo da Totò Cataldo, che aveva fissato un appuntamento a casa sua, che si trova a Villagrazia in via dei Limoni – raccontò Pipitone -. Trovai Cataldo, Antonino Di Maggio, Angelo Conigliaro nonché le due vittime. Vi era anche Gaspare Pulizzi, in mia presenza Conigliaro prese Failla, colpendolo con un’ascia e stordendolo, per poi strozzarlo. Di Maggio che era armato prese Mazzamuto che fu colpito… la corda al collo di Failla fu messa da Angelo Conigliaro e dai miei zii Giovan Battista e Vincenzo, la fase dello strangolamento è durata alcuni secondi”.

Tra il 1999 e il 2000 la cosca di San Lorenzo, allora guidata da Salvatore e Sandro Lo Piccolo, avrebbe deciso l’eliminazione chirurgica di chi intralciava il progetto di prendere in mano il potere in città e provincia.

Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto avrebbero pagato con la vita la loro partecipazione alla lupara bianca del parente di un mafioso di Tommaso Natale. “Eravamo in una stanza – raccontò in aula Pulizzi – e ad un certo punto (fa il nome di un presunto complice, ndr) fece un’azione rapidissima; prese un mazzuolo e colpì alla testa Peppuccio Mazzamuto, uccidendolo. Poi fu la volta di Failla. Dopo l’omicidio – proseguì il macabro racconto – caricammo i corpi su una Fiat Uno. Qualche tempo dopo Sandro Lo Piccolo mi disse che Mazzamuto e Failla erano stai vurricati con tutta la macchina”.

L’ultima cena

Sono stati invece trovati i resti di Giovanni Bonanno. Erano seppelliti nel terreno di Cataldo, a Villagrazia di Carini. Bonanno era stato il reggente del mandamento di Resuttana. Piovevano lamentele sulla sua gestione che faceva mancare i soldi ai boss e ai parenti dei boss. Salvatore Lo Piccolo lo aveva scritto in un pizzino a Bernardo Provenzano: “Purtroppo non c’è stato modo di scegliere altre soluzioni”.

Bonanno aveva capito di non avere avuto speranze. Il pentito Maurizio Spataro disse addirittura che aveva organizzato una cena per salutare gli amici: “Bonanno mi riferì che la polizia l’ aveva informato di essere in pericolo di vita, ma lui aveva rifiutato ogni forma di protezione perché riteneva si trattasse di un trabocchetto per farlo collaborare. Bonanno ci disse che gli era stato confermato l’appuntamento per la mattina successiva. Ci disse pure che se la moglie l’avesse cercato dovevamo dirle che lui era al tribunale”.

Il giorno dopo Bonanno scomparve nel nulla. Era la sera del 9 gennaio 2006. Due anni dopo furono trovati i suoi resti nel terreno di Cataldo.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI