Lo Stato, la mafia e la luce che non si scorge - Live Sicilia

Lo Stato, la mafia e la luce che non si scorge

Gli intrecci tra Cosa nostra e le Istituzioni e le risposte che mancano.
SEMAFORO RUSSO
di
3 min di lettura

Probabilmente i contenuti della trasmissione REPORT sulla trattativa Stato-Mafia hanno sconvolto milioni di italiani. Eppure, al di là delle rivelazioni che periodicamente vengono fuori, purtroppo lentamente e tardivamente, al di là di fatti accertati nelle carte di alcuni processi, per esempio quello riguardante Giulio Andreotti, magari finiti con assoluzioni sulla base delle poche prove disponibili o con reati prescritti, esiste la logica, cosa differente dal sospetto o dai teoremi, che dovrebbe aiutarci a comprendere l’ovvietà della presenza malefica di uomini delle Istituzioni e dell’Intelligence nella scrittura delle pagine più sanguinose della nostra storia repubblicana.

Molto prima delle stragi di mafia del ’92 possiamo infatti osservare l’inizio di una serie di eventi criminosi, una scia di sangue infinita, di cui raramente sono stati catturati gli esecutori e mai i mandanti “eccellenti”. Partendo già dalla morte del bandito Salvatore Giuliano nel 1950 e del suo braccio destro Gaspare Pisciotta, avvelenato quattro anni dopo all’Ucciardone per impedirgli di parlare assai, passando per i numerosi attentati terroristici dell’estremismo nero, piazza Fontana, piazza della Loggia, treno Italicus, stazione di Bologna, e gli omicidi delle Brigate Rosse, innanzitutto di Aldo Moro, fino a giungere alla stagione dello scontro aperto con lo Stato inaugurato da Totò Riina è logico concludere sull’ineluttabilità di un intreccio perverso tra politica, finanza, istituzioni, la massoneria di Licio Gelli, i servizi segreti deviati e la mafia. Di troppi fatti delittuosi, mi vengono in mente le uccisioni di Piersanti Mattarella, Giuseppe Insalaco, Michele Reina, o misteriosi accaduti dal dopoguerra in poi, cito a proposito di misteri irrisolti la morte di Enrico Mattei, di Michele Sindona, di Roberto Calvi e la scomparsa di Mauro De Mauro, non si è riusciti a svelare del tutto le trame che vi stavano dietro. Le stesse incredibili lunghissime latitanze di Riina e di Bernardo Provenzano come sono state possibili? Come è stata possibile la mancata perquisizione della casa di Riina subito dopo il suo arresto? Qualcuno oggi crede seriamente che Matteo Messina Denaro sia inafferrabile? La risposta a quanto sopra descritto e alle tante domande sul tavolo è data intanto, ripeto, dalla logica: ci sono state e permangono complicità ad alti livelli, menti raffinatissime, che hanno usato la mafia, macchiandosi di crimini orrendi, per scopi inenarrabili. Non ci sono spiegazioni diverse. I boss mafiosi da soli, primitivi e ignoranti, non avrebbero potuto costituire in alcun momento una reale minaccia se lo Stato nella sua interezza avesse voluto perseguirli davvero. Non ci sono spiegazioni diverse perché sennò Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sarebbero ancora vivi mentre invece strane presenze non mafiose sono state rilevate nell’organizzazione delle stragi di Capaci e via d’Amelio e degli attentati del ’93 a Firenze, Roma e Milano. Non v’è dubbio, cioè, che un pezzo dello Stato ha combattuto la mafia, con lutti e conseguenze dolorose per gli onesti, e un altro l’ha sostenuta e coperta per precise convenienze. Borsellino l’aveva capito e ne fu angosciato prevedendo ciò che gli sarebbe successo.

La cosa grave è che non si scorge luce all’orizzonte. Chi sa dentro le stanze ovattate del potere non parla, o è già morto portandosi nella tomba terribili segreti, forse perché teme per la vita sua e dei suoi familiari. Non bastano i pentiti che conoscono un lato della trattativa, occorre decifrare l’altro lato legato all’azione dei cosiddetti colletti bianchi e degli “agenti speciali”. Anche la storica sentenza emessa dalla Corte di Assise di Palermo nel 2018, che ha condannato in primo grado ufficiali dei Carabinieri e Marcello dell’Utri coinvolgendo in pieno il Berlusconi politico e non semplicemente l’imprenditore, disegna una storia parziale della trattativa tuttora da approfondire. Finché chi potrebbe accendere un faro starà zitto, vedi la vicenda intorno all’Agenda Rossa a quanto pare in possesso di “più mani”, sarà difficile squarciare l’oscurità e arrivare a delle verità processuali complete e definitive. 

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