Se il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha detto lunedì che «la Dad non funziona più», ci si chiede se abbia mai funzionato davvero. L’Italia, infatti, a differenza di altri Paesi europei, non ha condotto studi approfonditi per capire gli effetti della didattica distanza sull’apprendimento degli studenti. Un report di Ipsos-Save the Children basato sulle dichiarazioni di un campione di studenti dice che i ragazzi si sentono più impreparati di quando andavano scuola (35 per cento) e lamentano un peggioramento nelle capacità di concentrazione e studio (37 per cento).
Altrove, scrive il Corriere della sera, si è cercato di capire. In Olanda, per esempio, dove le chiusure della primavera scorsa sono durate 8 settimane contro le 12 italiane, i test hanno permesso di accertare un ritardo negli apprendimenti dei bambini della primaria del 20 per cento.
I dati degli Stati Uniti sono drammatici: i test effettuati a inizio anno in 25 Stati americani su 300 mila bambini di quinta elementare, dicono meno 33 per cento degli apprendimenti attesi in matematica e meno 13 per cento in lettura.
La didattica a distanza, insomma, è un ripiego e si vede. Senza contare i problemi di ansia e di stanchezza che stanno affliggendo i ragazzi confinati a casa. “Gli studenti hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Tanto vale che lo facciano all’interno della loro classe”, ha detto Azzolina, che aggiunge: “Le scuole non producono incassi, ma i costi sono lo stesso altissimi: il messaggio deturpante per cui nelle regioni ‘gialle’ oggi è tutto aperto fuorché le scuole lascia profonde cicatrici”. La ministra si è detta preoccupata anche del fenomeno della dispersione scolastica. E Federconsumatori sottolinea: “Nei mesi scorsi molti alunni – addirittura un terzo del totale, secondo alcune stime – non hanno, di fatto, avuto la possibilità di seguire le lezioni, peraltro con significative diseguaglianze tra le diverse aree geografiche nonché tra le differenti condizioni economiche delle famiglie”.