Emergenza cimiteri senza fine, Orlando spera nei privati - Live Sicilia

Emergenza cimiteri senza fine, Orlando spera nei privati

Oltre 600 bare in attesa, il Comune studia un accordo con Sant'Orsola

PALERMO – Non ci sono soluzioni immediate ma, soprattutto, non ci sono abbastanza soldi. L’emergenza cimiteri a Palermo peggiora a vista d’occhio, con il deposito dei Rotoli che ha ormai superato abbondantemente le 600 bare sancendo la crisi di un sistema che da anni non funziona più ma che, negli ultimi mesi, ha vissuto i suoi momenti più critici. Un tema che è stato al centro della seduta del consiglio comunale, aggiornata a domattina, in cui il sindaco Leoluca Orlando (titolare ad interim della delega dalla scorsa estate) si è ritrovato sulla graticola, con le opposizioni compatte nel puntare il dito contro l’amministrazione.

Sala delle Lapidi non si riuniva dal 31 dicembre scorso, quando si consumò la spaccatura della maggioranza sul bilancio, ma il ritorno in Aula per il consiglio è stato un vero incubo: non solo per i contenuti della discussione, ossia salme in decomposizione e problemi sanitari, ma anche perché all’orizzonte non si vedono vie d’uscita. Il sindaco ha provato a rilanciare con un accordo con la fondazione Santo Spirito del cimitero privato di Sant’Orsola che, se andrà in porto, consentirà di recuperare quasi 10 mila posti, ma il Professore ha dovuto ammettere di essere “il primo responsabile di questa situazione”.

Un mea culpa obbligato, visto che il sindaco in estate aveva assunto la delega (dopo le dimissioni quasi obbligate dell’assessore Roberto D’Agostino, destinatario di pesanti attacchi di Orlando) promettendo soluzioni immediate. Ma la realtà è stata ben diversa e oggi ai Rotoli le bare hanno superato quota 600: un disastro senza fine, accentuato anche dalla maggiore mortalità dovuta alla pandemia. Con 50 ingressi a settimana, il numero delle salme non è mai riuscito a scendere realmente: a fronte del recupero di 300 posti, complice la pandemia il deposito è arrivato a contenere anche 700 salme.

Ma la seduta di domani servirà anche a mettere il dito nella piaga dei ritardi burocratici, visto che il consiglio comunale (su espressa indicazione del presidente Totò Orlando) chiederà conto e ragione dell’attuale forno crematorio ancora guasto e del secondo forno, approvato nel 2016 e finanziato con un mutuo ma per il quale non c’è ancora la progettazione. “L’unica prospettiva è che le bare aumenteranno”, ha commentato il presidente del consiglio che ha chiesto anche l’intervento della Ragioneria generale per capire se i 3,5 milioni destinati ai cimiteri nel bilancio 2020 possano essere utilizzati subito, anche senza il previsionale 2021, magari ricorrendo a un debito fuori bilancio.

Il sindaco ha letto in Aula una relazione che ha passato in rassegna le cinque ordinanze adottate, anche se senza troppa fortuna: solo 16 famiglie, per esempio, hanno usufruito del trasporto gratuito al forno crematorio di Messina e in pochi hanno scelto se mettere lo zinco dentro o fuori dalla cassa. Così come le soluzioni allo studio promettono effetti positivi, ma che richiedono tempo: dei 400 loculi fuori terra, 60 saranno di ultima generazione e dotati di un sistema autonomo di spurgo ma non sono ancora arrivati, benché sia già partito l’ordine; per gli altri 360, invece, non ci sono ancora i soldi e si dovrà fare ricorso al prelievo dal fondo di riserva. Non è ancora stata approvata la modifica al regolamento cimiteriale per abbassare da 30 a 25 anni il termine dopo il quale liberare i loculi, è ancora in corso il lavoro della task-force di progettisti per altri 1.800 loculi ai Rotoli, gli uffici devono ancora reperire nuove aree limitrofe al cimitero dei Cappuccini dove collocare loculi fuori terra da acquistare. Per non parlare del forno crematorio (sia vecchio che nuovo) o del progetto per il nuovo cimitero dei Ciaculli, per il quale si spera nei soldi del Recovery Fund.

Insomma tante idee, pochi soldi e ancora meno tempo a disposizione per uscire da un’emergenza che, insieme a quella dei rifiuti, sta ormai diventando una costante per la quinta città d’Italia.

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