Palermo, i locali della palestra Virgin di nuovo sotto sequestro - Live Sicilia

Palermo, i locali della palestra Virgin di nuovo sotto sequestro

Accolto il ricorso della Procura. Esecuzione sospesa in attesa della Cassazione.

PALERMO – Il Tribunale del Riesame accoglie il ricorso della Procura e ripristina il sequestro dei locali che ospitano la palestra Virgin a Palermo. L’esecuzione del provvedimento resta sospesa fino a quando non diventerà definitivo. Dunque si deve attendere il giudizio della Cassazione a cui certamente faranno ricorso i legali della difesa. Non si conoscono ancora le motivazioni della decisione.

Era stato il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato prima a sequestrare, nel mese di settembre, l’immobile di via Gioacchino Ventura e poi a dissequestrarlo lo scorso novembre ritenendo sussistente l’accusa di abusivismo edilizio, ma non c’era il rischio che crollasse l’edificio.

Ed è soprattutto sulla sussistenza degli illeciti in materia di edilizia che i pubblici ministeri hanno fatto ricorso, ritenendo che fossero sufficienti per il sequestro.

Il provvedimento di ripristino del sequestro, deciso dal collegio presieduto da Salvatore Flaccovio, riguarda le opere già ultimate, nel frattempo tornate nella disponibilità dei proprietari, e quelle in costruzione. Il Gip Pilato aveva mantenuto il blocco di 59.000 euro. A tanto ammonterebbe la somma non pagata per gli oneri di urbanizzazione da Filippo Basile, legale rappresentante della società Euro Real Esate titolare dell’edificio che è stato poi affittato alla Virgin (estranea all’indagine). Invece di chiedere il permesso a costruire la società si sarebbe limitata a presentare una semplice dichiarazione di inizio lavori che non prevede il pagamento degli oneri.

Il giudice Pilato non era stato tenero con la società sottolineando la “spregiudicatezza degli indagati che hanno perfino ignorato un’ordinanza di sospensione dei lavori emessa dal Genio civile, portando a compimento i lavori” e concordando con l’accusa sul fatto che non si era trattato di una semplice ristrutturazione. Il Gip scriveva che “è circostanza pacifica che il solaio è stato edificato per la prima volta in occasione di lavori incriminati e che è stato creato ex novo un primo piano soppalcato per la collocazione della sala pesi con aumento di volumetria, deve ritenersi fin troppo evidente che il titolare doveva munirsi del permesso a costruire non essendo sufficiente alla mera denuncia per realizzare una nuova opera così palesemente innovativa dell’originaria conformazione dell’edificio”.

Il giudice concludeva, però, che “pur riaffermandosi la natura abusiva delle opere in contestazione ed evidenziando ancora una volta la pervicacia criminosa mostrata agli indagati, deve ritenersi che, escluso il pericolo di crollo, sia venuto il pericolo attuale e concreto di aggravamento del carico urbanistico, quantomeno per le opere abusive già ultimate”.

Nell’inchiesta sono coinvolti oltre a basile anche Antonino Lo Duca, progettista e direttore dei lavori, Tommaso Castagna, titolare della società esecutrice dei lavori e i funzionari del Comune Giuseppe Monteleone, dirigente responsabile dello Sportello Unico delle attività produttive, Antonino Zanca e Sergio Marinaro che hanno istruito la pratica. I primi tre sono accusati degli abusi edilizi. I funzionari comunali sono accusati di abuso d’ufficio.

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