Stidda, sangue e la morte dei cuginetti: i segreti del tesoro dei Greco -

Stidda, sangue e la morte dei cuginetti: i segreti del tesoro dei Greco

Emanuele e Rosario Greco. Ciascuno con le proprie responsabilità, storia di un impero con molte ombre

CATANIA – Stidda, sangue, un fiume di soldi e quel terribile incidente, quando il cuore di Vittoria si trasformò in un inferno e i due cuginetti Alessio e Simone furono travolti.

C’è un nome che lega passato e presente dei ragusani e non solo, è quello dei Greco, di padre in figlio. Emanuele Elio a Rosario, ciascuno con le proprie responsabilità.

Nomi di peso

I loro nomi sono finiti nell’ultimo provvedimento del tribunale etneo, che ha disposto la confisca di un tesoro da 40milioni di euro.

E con ruoli diversi, padre e figlio, si incastrano in un sistema di società che ha conquistato il settore degli imballaggi e dell’ortofrutta, macinando guadagni milionari.

Ma i redditi annuali erano, spesso, esigui, secondo le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria. Un’inchiesta d’alto profilo, coordinata dalla Procura etnea, ha ricostruito, sulla base dei guadagni di ciascuno dei componenti della famiglia Greco, la nascita dell’impero degli imballaggi. Gli inquirenti evidenziano l’esistenza di una “sproporzione” tra i redditi dichiarati da Emanuele Greco e il tesoro immobiliare e finanziario accumulato. E il nome di Rosario ricorre spesso, come intestatario di beni e società finite sotto confisca.

Il padre

La misura di prevenzione riguarda principalmente Emanuele Greco, padre di Rosario. Gli inquirenti ritengono accertata la sua “pericolosità sociale”, che è il presupposto della misura di prevenzione patrimoniale. Emanuele Greco, ricostruisce il tribunale di Catania, “si è reso responsabile di plurimi reati” dal 1978 al 1990″. “Sequestro di persona – continuano i giudici- assegni a vuoto, tentata estorsione, ricettazione, porto e detenzione illegale di armi, rapina, sequestro di persona”.

Nel 1991 arriva la sorveglianza speciale di Greco, “ritenendolo vicino al clan mafioso Gallo di Vittoria”.

Con l’operazione Ghost Trash, nel 2019, scattano le manette per Emanuele Greco, accusato di aver fatto parte “dell’organizzazione mafiosa denominata Cosa nostra”. Greco sarebbe collegato ad Antonio e Crocifisso Rinzivillo. L’imprenditore avrebbe stretto un’a “alleanza criminale” con Giombattista Puccio, accusato di partecipazione alla Stidda.

Il figlio

Rosario Greco, condannato per investimento dei due cuginetti di Vittoria, è stato “controllato più volte in compagnia di pericolosi pregiudicati e sorvegliati speciali”. Il tribunale elenca i nomi: “Francesco Casciana, Gianluca Rotante, Massimiliano Avola, Gaetano Valenti, Gaetano Arcerito, Jerry Ventura, Gianluca Nigito e Raffaele Giudice”.

Rosario ha costituito un nucleo familiare indipendente nel 2001, ma per i finanzieri esisterebbe “un unico contesto imprenditoriale”.

Le risorse economiche “sono da ricondurre in via esclusiva a Emanuele Greco”.

Rosario greco diventa socio della Vittoria Pack Srl nel 2000 insieme al fratello Nuccio. A partire dal 2010 gestisce il 50% della Service e Packaging Srl. Di fatto, però, Rosario “dipende economicamente dalla imprese familiari”.

A suo carico la finanza ha accertato una “sperequazione dal 2000 al 2015”, con perdite di 5mila euro circa nel 2001 e di quasi 60mila euro nel 2013.

“Nonostante le modeste entrate – scrivono i giudici – egli fonda la Vittoria Pack Srl versando 12mila euro e acquisisce anche il 2% della Filì Srl”. Rosario Greco stipula due mutui immobiliari, per questo “le risorse economiche utilizzate per tali investimenti non possono che provenire dalle illecite attività” del padre Emanuele. I redditi di Rosario Greco, che girava col Suv a Vittoria, oscillano tra i 3.000 euro del 2000 e i 16.600 del 2015”. A conti fatti, il suo reddito consentiva appena di pagare i mutui contratti.

L’impresa individuale Rosario Greco, colosso della coltivazione di ortaggi, è stata confiscata. Stesso discorso per la Service e Packaging costituita nel 2015, della quale Rosario Greco è socio al 25%.

Transazioni sospette dei Greco

Tra le transazioni sospette c’è l’acquisto di uno yacht, riscattato col pagamento di 5mila euro, a fronte di un costo di 328mila euro più iva. La finanza ha documentato che l’importo iniziale di 136mila euro più iva era stato versato in parte in contanti. Parzialmente era stata consegnata in permuta un’altra barca, un Solemar Oceanic di 44 piedi costato 80mila euro.

I beni confiscati

Nel lungo elenco di società e beni immobili confiscati ai Greco, ci sono terreni, aziende, conti correnti e case.

Ville da Scoglitti, a Gela, a Vittoria, spesso intestate alla moglie di Rosario Greco o ad altri componenti della famiglia. In totale, il valore del patrimonio è di 40milioni di euro. Un tesoro con molte ombre, come ha confermato il tribunale di Catania.

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