Palermo, indegna sepoltura - Live Sicilia

Palermo, indegna sepoltura

Una foto dell'estate, ancora attuale, racconta la vergogna.
LA VERGOGNA DEI ROTOLI
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PALERMO– Questa foto indecente del cimitero dei Rotoli risale al giugno scorso. Andammo a vedere con i nostri occhi lo sfacelo e ne ricavammo una suprema sensazione di sconforto, corroborata dai fatti. Otto mesi dopo la situazione non è cambiata. Le cronache raccontano che lo sfacelo continua e che la città dei morti è nel caos, riflesso dell’identica e caotica città dei vivi.

‘L’emergenza’ senza fine

L’emergenza continua, ma qui dobbiamo metterci d’accordo sul linguaggio da utilizzare. L’emergenza, infatti, è un guaio che emerge all’improvviso e che ha bisogno di una soluzione immediata. Le condizioni di una popolazione dopo il terremoto rappresentano un’emergenza, un flessibile che si rompe, in cucina, è una fastidiosa, piccola e domestica emergenza. Una situazione putrefatta non lo è più, perché assume il carattere di piaga, qualcosa che continua nel tempo, e chiama in causa, in questo e in altri casi, l’incapacità di governo. Solo che stavolta non stiamo parlando del ‘ciaffico’, ma di una vergogna. Una città che non ha cura nemmeno della memoria che i morti offrono non potrà mai risolvere uno solo dei problemi dei viventi.

Si spera nei privati

Il punto della vicenda lo ha fatto, appena qualche giorno fa, il nostro Roberto Immesi: “Non ci sono soluzioni immediate ma, soprattutto, non ci sono abbastanza soldi. L’emergenza cimiteri a Palermo peggiora a vista d’occhio, con il deposito dei Rotoli che ha ormai superato abbondantemente le 600 bare sancendo la crisi di un sistema che da anni non funziona più ma che, negli ultimi mesi, ha vissuto i suoi momenti più critici. Il sindaco ha provato a rilanciare con un accordo con la fondazione Santo Spirito del cimitero privato di Sant’Orsola che, se andrà in porto, consentirà di recuperare quasi 10 mila posti, ma il Professore ha dovuto ammettere di essere ‘il primo responsabile di questa situazione’”.

Le puntate e l’ammissione di colpa

Una lodevole ammissione di colpa che, tuttavia, non sana la ferita. L’amministrazione può invocare una crisi oggettiva, di anni, che è giunta al suo culmine e gli ingressi causa pandemia sono un dato di cui tenere conto. Resta il fatto che si tratta di una crisi endemica che si trascina da sempre. Chi avrebbe dovuto trovare risposte, nonostante le promesse, fin qui non le ha trovate. Né si intravvedono, in una storia che ha raccolto molte puntate, di attacchi e difese, con reiterati annunci di una soluzione a breve termine, fin qui non pervenuta. Tra i capitoli più in rilievo, tra cronaca politica e giudiziaria, ricordiamo le dimissioni dell’assessore D’Agostino e l’inchiesta sul cimitero.

La ferita dei Rotoli

Anche se, magicamente, si trovasse un rimedio, anche se, da domani mattina, la situazione tornasse, per miracolo, alla normalità (e non pare che sia così), la ferita dei Rotoli non sarebbe comunque cancellata. Si possono forse sopportare, con infinita pazienza, il ‘ciaffico’, le piste ciclabili fantasiose, la chiusura della Favorita (chi ricorda?), la munnizza, le buche, la sporcizia: tutto l’elenco dei disastri che narra il declino. Ma quella foto di giugno, nel suo essere ancora attuale, è uno schiaffo all’umana pietà, al dolore e al rispetto. Il titolo viene da sé: Palermo, indegna sepoltura.

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