La salma del giudice Rosario Livatino ora è al centro di una contesa - Live Sicilia

La salma del giudice Rosario Livatino ora è al centro di una contesa

Lo scontro tra la chiesa agrigentina e il Comune di Canicattì che si oppone al trasferimento in cattedrale

AGRIGENTO – Il destino della salma del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, finisce al centro di uno scontro istituzionale tra la chiesa agrigentina ed il comune di Canicattì. La diatriba nasce immediatamente dopo l’autorizzazione di Papa Francesco a promulgare il decreto sul martirio in odium fidei di Rosario Livatino che diventerà così il primo magistrato beato nella storia della Chiesa Cattolica. La cerimonia, a cui si giunge dopo un lunghissimo iter canonico che ha raccolto diverse testimonianze tra cui quella di Gaetano Puzzangaro, uno dei killer del giudice che oggi sta scontando l’ergastolo, è prevista in primavera ad Agrigento. Ed è proprio qui che iniziano le polemiche. L’intera comunità di Canicattì, paese natale del giudice che attualmente ne ospita la salma, si è mobilitata per evitare la traslazione del corpo nella Cattedrale di Agrigento.

Nelle scorse settimane compagni di scuola, amici e parenti del magistrato avevano scritto direttamente all’arcidiocesi dicendosi pronti ad evitare il trasferimento della salma verso il capoluogo. Pochi giorni fa il consiglio comunale di Canicattì – all’unanimità – ha impegnato la Giunta guidata dal sindaco Ettore Di Ventura ad adottare qualsiasi strumento a difesa delle spoglie del giudice. La risposta della Curia, con una lettera del cardinale Francesco Montenegro indirizzata proprio al comune e al consiglio comunale di Canicattì, non si è fatta attendere. Ed è stata chiara e netta. “La sepoltura privilegiata nella Cattedrale di Agrigento – scrive il cardinale – sarebbe preferibile e auspicabile visto che la riconosciuta santità del battezzato diventa dono per tutta la chiesa.

Il beato viene infatti proposto come modello di vita evangelica per l’intera comunità. La Cattedrale – continua l’arcivescovo di Agrigento– simboleggia in tal senso l’unità della diocesi. La custodia delle reliquie nella cattedrale di Agrigento garantirebbe alla sua memoria una maggiore visibilità non solamente logistica. Va tenuto conto – prosegue l’arcivescovo – che il giudice Livatino ad Agrigento ha svolto il suo ministero, quello per cui sarà beato e nel tragitto verso il capoluogo ha subito il suo martirio. Tengo a precisare – conclude il cardinale Montenegro – che nell’istanza di traslazione delle spoglie mortali del prossimo beato in Cattedrale non c’è alcuna intenzione da parte dell’Arcidiocesi di defraudare la comunità canicattinese di un indiscutibile privilegio”.

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