"Sono il medico che si chiama per la cura: Conte ce la farà" - Live Sicilia

“Sono il medico che si chiama per la cura: Conte ce la farà”

Clemente Mastella parla della crisi di governo e si lancia in un pronostico sul voto di fiducia in Senato

ROMA – “Ci sono, ma non si vede. Sono il medico a cui si domanda la cura. Sono tutti terrorizzati dal voto. Anche quelli dell’opposizione. Se ti vuoi salvare io ti indico la strada”. Così Clemente Mastella su ‘La Repubblica’, dove racconta di stimare il premier Conte: “Ha un suo passo moroteo. Moro era infinito, Conte è garbato, felpato, levantino. Adesso sostengo Conte, mica i grillini”. “Mi fanno apparire come il grande vecchio della politica italiana, mentre io mi sono assunto soltanto una responsabilità morale – aggiunge – questo non sarà magari il governo dei sogni, ma quello che viene dopo rischia di essere molto peggio. E voglio evitarlo”.

Domani al Senato “Conte avrà la maggioranza. I numeri seguono il governo”. Dove ha sbagliato Renzi? “Non è democristiano. Anche Fanfani era un toscano fumantino, ma si fermava un attimo prima del burrone. Renzi non si regola. E adesso i suoi lo stanno abbandonando”. E anche su ‘Il Messaggero’, Mastella rassicura: “Io continuerò a fare il sindaco. Anche se mi sconcerta l’iniziativa del Pd e del M5S locali che, mentre io lavoro sul piano nazionale, mi vogliono fottere su quello locale e hanno detto mai più Mastella-sindaco”. Sul partito di Conte, sempre sul Messaggero, ironizza ma neanche troppo: “Dopo gli straccioni di Valmy possiamo fare gli straccioni di Volturara Appula anche perché io sono il più vicino. La provincia di Benevento confina con quella di Volturara. Si fa se c’è il consenso degli altri (Pd e M5S). Mettendo insieme tutti quelli bravi (ovvero che hanno i voti) perché se ne perdi uno rischi di perdere la partita (nei collegi). Se invece vince l’egoismo si rischia di perdere ovunque. Occorre mettere insieme tutti quelli che hanno costruito qualcosa. Di area socialista, democristiana, laica. Si mette in campo tutto quello che c’è in mezzo perché i quattro partiti di governo se vanno al voto, nei collegi uninominali, perdono tutti. Tutti insieme, invece, possiamo competere nei collegi”. (ANSA).


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