Sicilia zona rossa o lockdown: "Il tracciamento va rivisto"

Sicilia zona rossa o lockdown: “Il tracciamento va rivisto”

Le divergenze sui tamponi nel Comitato Tecnico Scientifico. Ecco le posizioni.
LA 'GUERRA DEI TAMPONI'
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La situazione del Covid in Sicilia è drammatica. Lo suggeriscono i numeri. Lo riconosce il presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha dichiarato: “Siamo preoccupati, il diritto alla vita è prioritario, e se il contagio non dovesse abbassarsi noi alla fine del mese adotteremo ulteriori misure restrittive d’intesa con il Governo nazionale e non escludo che si possa arrivare ad un lockdown come quello della scorsa primavera. La zona rossa di questo periodo non è la stessa della scorsa primavera, ma questo lo ha deciso il governo nazionale e noi abbiamo recepito per intero il Dpcm apportando qualche qualche piccola misura restrittiva. Siamo molto allarmati perché i siciliani non hanno capito la gravità del momento. Basta guardare le foto e i filmati per rendersi conto della indisciplina di una minoranza di cittadini”. Una dichiarazione che ha sollevato il classico batti e ribatti di social e di note stampa. La vicenda del contagio, comunque, è pesante. Lo dicono, appunto, i numeri, lo dicono i focolai negli ospedali, mentre si cerca di capire se, per caso, anche da noi è presente qualche nuova variante.

Cts: il punto sul tracciamento e le divergenze

Intanto nel Comitato Tecnico Scientifico siciliano si discute proprio sul tracciamento e su quanto è stato realizzato finora. Una discussione che avvierà una interlocuzione con l’assessore Razza, come è logico che sia e come avviene di norma, in vista di un possibile incontro. Tenendo presente – ma anche questo è fisiologico – che la visione di un problema può dare luogo a diverse soluzioni. Gli esperti si stanno confrontando, talvolta, con opinioni divergenti. Uno dei temi principali è stato sollevato già in passato ed è sempre imperniato sulla valutazione dei tamponi. E’ sufficiente il cosiddetto test rapido antigenico – che, per intenderci, si somministra nei drive in come la Fiera del Mediterraneo e che permette di avere dei risultati in poco tempo – o si tratta di uno screening che, con la variabilità delle sue percentuali, non può surrogare il tampone molecolare? Il dibattito è acceso e non comincia adesso. Se ne discute già dall’estate.

“Basta con i drive in”

Dieci giorni fa il professore Cristoforo Pomara, direttore del dipartimento di medicina legale del Policlinico di Catania e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid-19 in Sicilia, ha ribadito come la pensa lui: “Si ponga immediatamente fine ai test nei drive in che, come sempre ho detto, sono un non senso eseguiti sulla popolazione e per di più senza che i negativi vengano posti in isolamento cautelativo e non ripetano il test dopo tre giorni. E’ troppo alto il numero dei falsi negativi. I test rapidi hanno un senso se adoperati con criterio: ovvero su base anamnestica e su comunità circoscritte e soprattutto se ripetuti frequentemente in caso di negatività. Il ministero ha fatto in parte chiarezza sul tema che da tempo i tecnici avevano posto in evidenza e sul quale come analista del rischio più volte mi sono espresso”.

“Numeri in aumento, cambiamo sistema”

Ora, sentito da LiveSicilia.it, il professore Pomara, ovviamente, conferma: “Dopo quello che ho dichiarato, mi basta aggiungere una domanda: abbiamo provato un sistema e i numeri sono in aumento, non varrebbe la pena di cambiarlo? I tamponi rapidi sono uno strumento magnifico a certe condizioni, come, appunto chiarisce la circolare ministeriale. Nel mio istituto, per esempio, siamo continuamente sottoposti al tampone rapido antigenico di prima generazione: venti persone controllate ogni quattro giorni. Un gruppo ristretto, poi, fa il molecolare e siamo sempre negativi. Cioè, è una tecnica che va bene in comunità chiuse. Il ministero ha ribadito che il gold standard è il tampone molecolare. Dobbiamo potenziare i laboratori di microbiologia molecolare con più investimenti. L’assessore Razza ha fatto miracoli, ne faccia altri, acquisendo gli estrattori rapidi che permettono di analizzare in breve tempo moltissimi tamponi molecolari. E dotiamoci anche dei migliori test rapidi. Stiamo combattendo una guerra tremenda, per vincerla dobbiamo dotarci di un super armamento, ma sempre con discernimento”.

“La zona rossa non è sufficiente”

Una tesi sostenuta anche, ma non solo da lui, da un altro esponente del Cts, il professore Antonello Giarratano docente universitario di Anestesia e Rianimazione a Palermo: “Il tracciamento e la diagnostica dei tamponi – dice il professore – sono parimenti importanti delle restrizioni. Il distanziamento e la zona rossa sono determinanti ma è evidente da sempre che non bastano. Noi stiamo anche pagando il mancato potenziamento dei laboratori di microbiologia e di patologia clinica con expertise specifica in biologia molecolare malattie infettive che sono deputati all’analisi del tampone molecolare. I tamponi rapidi antigenici, specialmente quelli di ultima generazione che sono più sensibili, cioè fanno meno falsi negativi, vanno bene per lo screening di comunità specifiche che, nel caso degli antigenici attuati ad oggi, andrebbe ripetuto in tempi brevi. La Regione, all’inizio, ha investito sui tamponi rapidi, perché c’era una situazione d’emergenza, ora è necessario, a parere mio e di alcuni componenti del Comitato Tecnico Scientifico, incentivare la microbiologia molecolare e investire di più, sempre con quelle caratteristiche, sui tamponi rapidi di ultima generazione, evitando di confondere i piani di utilizzo con progetti di sperimentazione che tali non possono essere definiti”.

“Il test rapido? Una barriera”

Diverse le sensibilità, appunto, che, magari, partono da valutazioni non dissimili per arrivare a conclusioni differenti. Basta rileggere la dichiarazione del commissario per l’emergenza Covid a Palermo e provincia, il dottore Renato Costa, appena qualche giorno fa. All’obiezione sulla precisione dei test rapidi rispondeva e annunciava: “Intanto, grazie a quest’arma siamo in grado di mettere comunque una barriera. Ma non ci fermiamo qui. Stiamo testando nuovi tamponi rapidi antigenici salivari e presto li utilizzeremo. Sono super tamponi che hanno una grande accuratezza, pari, se non superiore, alla precisione del tampone molecolare classico, ma abbattono moltissimo i tempi perché i risultati arrivano in trenta minuti. Un cambiamento che ci permetterà diagnosi esatte con un’attesa minima”. Ora Costa dice qualcosa di più: “Io sono un commissario operaio. Mi hanno dato uno strumento, l’abbiamo fatto funzionare e sono soddisfatto. Alla Fiera, grazie al test rapido, abbiamo isolato ottomilanovecento positivi, tutti confermati dal molecolare. Mettiamo insieme due calcoli? Ognuno di questi ha tre contatti stretti, almeno? Bene, abbiamo tolto dalla circolazione venticinquemila persone che rappresentavano un rischio”.

Le idee e i numeri

Tutto continua a essere cangiante, dunque, nei pensieri e nei comportamenti durante l’epicentro di una spaventosa pandemia, proprio perché è impossibile rintracciare risposte semplici a domande tanto complicate. Solo i numeri sono brutalmente diretti, con la loro desolante aritmetica. L’ultimo bollettino regionale racconta di 1230 positivi e ventotto morti. Il numero delle vittime cresce vertiginosamente.


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