Bambini e social, "vietare non è la soluzione" - Live Sicilia

Bambini e social, “vietare non è la soluzione”

La psicologa parla del progetto realizzato a Palermo.

“Attenzione ai bambini e al loro rapporto con i nuovi media”. È l’appello alle Istituzioni da parte della psicologa Alessandra Palma che nel 2014, quando era componente del Corecom Sicilia, nell’ambito della delega dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sulla Vigilanza e Tutela dei Minori, presentò i risultati del progetto pilota “Naviganti Allerta”.

“Vietare non è la soluzione”

 “Dobbiamo insegnare nelle scuole agli studenti ad approcciarsi ai nuovi media – dice la psicologa – così come abbiamo insegnato educazione civica. Attraverso un percorso di apprendimento, focalizzando l’attenzione su quelli che possono essere i pericoli”. Secondo la dottoressa così come viene insegnato ai propri che non si attraversa con il semaforo rosso, si deve fare con i rischi del web. Vietare l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione non è la soluzione al problema evidenzia più volte Alessandra Palma. “Non abbiamo vietato ai bambini di andare da soli per strada – dice – ma a un certo punto abbiamo fornito strumenti cognitivi per attraversarla in sicurezza”.

Il progetto

Tutela e sorveglianza dei minori nei confronti dei pericoli insiti nell’utilizzo del web. Era lo scopo di “Naviganti Allerta”, iniziativa che partì in via sperimentale tra il 2013 e il 2014. L’obiettivo era anche quello di capire se tutte le problematiche con i nuovi media esistono prima dell’età di dodici anni, oppure sono già presenti su bambini e bambine di un’età inferiore. “In realtà il piccolo gruppo diede risultati inquietanti”, commenta la psicologa. Il progetto scientifico suddiviso in tre fasi e curato dalla psicologa, ha coinvolto due plessi palermitani, sono state scelte due classi di quinta elementare suddivise in due gruppi, uno sperimentale e uno di controllo (circa cinquanta alunni). La ricerca aveva evidenziato che un bambino su due avesse chattato con uno sconosciuto o visto immagini o gli fosse stata detta qualcosa che lo avesse infastidito, ma soprattutto che solo una piccolissima percentuale lo avesse riferito a un adulto. Da altri dati raccolti tra gli studenti, emergeva che la maggior parte navigava in internet, quasi il 44,8% era iscritto a un gioco online e il 45% iscritto a Facebook.

“Gli adulti devono insegnare”

 “È un errore grossolano e pericoloso credere che la soluzione del problema sia vietare o limitare l’accesso a questo o quel social – afferma Palma – tanto che i dati conclusivi del progetto pilota hanno mostrato che i bambini del gruppo sperimentale, cui erano stati illustrati i possibili pericoli di internet e dei nuovi media, ne avevano acquisito consapevolezza e avevano appreso le modalità più adeguate per fronteggiarli. I bambini imparano solo se si verificano almeno due condizioni: se gli adulti insegnano e se lo fanno con linguaggi e modi adeguati alla loro età. Con Ina Modica, presidente dell’Associazione Donnattiva – conclude Alessandra Palma – stavamo riflettendo sulla possibilità di partecipare con il progetto “Naviganti Allerta” all’avviso pubblico per il “Contrasto della povertà educativa” del Dipartimento per le politiche della famiglia ma, considerato che nei momenti di emergenza ognuno deve fare la propria parte, siamo felici di metterlo a disposizione delle istituzioni, affinché si dia risposta a una problematica che richiede azioni immediate, tempestive e non più procrastinabili”.

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