Plasma iperimmune, Sciacca: "Dal caso Ferlito, boom di donazioni"

Cura al plasma, la svolta: “Dal caso Ferlito è boom di donazioni”

La morte del noto legale ha rappresentato uno spartiacque. Ma la terapia, afferma il primario, non sempre è efficace.

CATANIA – Il caso della dell’avvocato Ferlito ha rappresentato uno spartiacque. La morte del noto legale, causata dal coronavirus, non ha lasciato indifferente la città che, per salvarlo, ha fatto partire un tam tam di solidarietà. Inutile in quell’occasione, ma non tout court. Da quel momento in avanti, infatti, la corsa per donare plasma iperimmune non si è mai fermata. Come spiega Nuccio Sciacca, primario del Centro trasfusionale del Garibaldi centro di Catania.

La cultura della donazione

“Quanto accaduto ha contribuito a diffondere la cultura della donazione” – conferma Sciacca che racconta anche della volontà, da parte del fratello, di avviare una vera e propria campagna di sensibilizzazione alla donazione. Che a Catania sembra essersi diffusa tanto da spingere l’azienda Garibaldi ad aprire i laboratori sia mattina che pomeriggio, e anche di domenica.

Donatori in aumento

“Prima aprivamo dal lunedì al sabato e mezza giornata – continua Sciacca; da gennaio, apriamo stabilmente mattina, pomeriggio e la domenica e continuano ad arrivare richieste, soprattutto da parte di giovani che vogliono donare il plasma”. Aumentando i contagi, poi, aumenta anche il numero di soggetti che possono donare il plasma iperimmune, difficili da trovare durante la prima ondata.

Quale plasma è efficace

Non tutto il plasma, però, va bene. Occorre uno studio successivo alla donazione, e fare presto. “È ormai acclarato che il plasma può funzionare, ma è necessario che vi siano due elementi. Il primo è che sia veramente plasma iperimmune, cioè bisogna analizzarlo e vedere quanti anticorpi neutralizzanti contiene. Se non ci sono gli anticorpi specifici, purtroppo, è inutile”.

I campioni analizzati a Pavia

L’azienda ospedaliera Garibaldi analizza i campioni di plasma e utilizza solo quelli con gli anticorpi necessari. “Il lunedì inviamo i campioni delle persone che hanno donato a un laboratorio di Pavia che, nel giro di pochi giorni, ci invia i risultati su quale plasma va bene e quale no – sottolinea Sciacca che si sofferma sulla necessità di accertarsi della qualità del plasma per garantirne l’efficacia. “In Sicilia, ci siamo intestarditi a volere produrre plasma iperimmune col titolo di almeno 1 a 160 – prosegue: questo aspetto è importantissimo. Abbiamo raccolto più di 350 donatori e, con la nostra casistica, possiamo affermare che una percentuale alta di questi donatori ha un plasma che non va bene (in questo caso lo inviamo a un’azienda farmaceutica toscana che me fa prodotti plasma derivati che nulla hanno a che vedere con il Covid)”.

Velocità, elemento fondamentale

La velocità di sommistrazione è il secondo, fondamentale, aspetto che garantisce l’efficacia del trattamento. “Il plasma va somministrato precocemente, quando ancora non è compromessa la capacità respiratoria del paziente. Come di fronte a un incendio, un conto è riuscire a contenerlo quando brucia solo una stanza – conclude Sciacca – un altro è riuscire a intervenire quando brucia tutta la casa”.

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