"Dall'1 febbraio riapriamo!", Confcommercio sul piede di guerra

“Dall’1 febbraio riapriamo!”, Confcommercio sul piede di guerra

"Siamo stati abbandonati".
RISTORATORI
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CATANIA. “Basta! Dall’1 febbraio riapriamo”. Questo lo slogan che ha accompagnato la manifestazione dei ristoratori e di tutti gli operatori del mondo della somministrazione. Stamattina, in via Etnea, hanno protestato contro la zona rossa e la chiusura di bar, ristoranti, pizzerie e altre attività di somministrazione i rappresentanti di FIPE Confcommercio.
Presenti alla manifestazione il presidente di Confcommercio Catania  Pietro Agen, il presidente di FIPEConfcommercio provinciale e regionale Dario Pistorio e il presidente di FIPEConfcommercio Catania Dario Trimboli.

“Vogliamo tornare a lavorare”

Chiedono, al Governo nazionale e a quello regionale, di poter tornare a lavorare.
“Ristoranti, bar e negozi non sono luoghi primari di trasmissione del Covid, come sostenuto dall’OMS – dicono in coro i rappresentanti di FIPE Confcommercio presenti in via Etnea – il contagio da Covid è più pericoloso in riunioni presso prime o seconde case dove è impossibile esercitare il controllo da parte delle forze dell’ordine”.
Dito puntato anche sulla riduzione degli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali.
“Basta percorrere via Etnea per vedere una città morta, un territorio morto – dice Pietro Agen – noi chiediamo di rispettare le regole di essere assolutamente attenti, ma no si può più pensare di tenere i bar, i ristoranti e i negozi d’abbigliamento chiusi. Non ha più senso.”

La Confcommercio è in attesa, in tempi brevissimi, di una risposta dalla Regione sul passaggio da zona rossa a quella arancione.
“Chiaramente non basta il passaggio da zona rossa ad arancione – aggiunge Agen – bisognerà trovare un modo, qualsiasi modo, per ritornare a lavorare con tutte le restrizioni  previste contro il Covid-19. Ma non capisco più perché sulle autostrade si può servire al banco e in via Etnea no”.
La FIPEConfcommercio ristoratori precisa la penalizzazione della categoria.
“Non è giusto penalizzare solo alcune categorie, mentre davanti a poste, banche, patronati e uffici si verificano assembramenti – aggiungono alcuni ristoratori – e non ha senso chiudere tutte le attività commerciali e lasciare incontrollati i trasporti pubblici, che restano il primo vero grande veicolo di diffusione del Covid. Non possiamo pagare contributi, affitti, personale, utenze e tasse in quanto le nostre attività hanno aperto in maniera discontinua senza produrre un reddito reale”.
Nella vicina piazza Stesicoro un’altra manifestazione di ristoratori indipendenti.

“Siamo stati abbandonati”

Il loro presidente è Roberto Tudisco. Già un centinaio gli esercenti che hanno aderito alla neonata associazione “Ristoratori Siciliani Indipendenti”. “Abbandonati, puniti e ridotti alla fame sia noi, con le nostre famiglie, sia i nostri dipendenti – dichiara Tudisco – abbandonati da tutti anche dalle associazioni di categoria che avrebbero dovuto sostenerci”.
Altre manifestazioni di protesta sono in programma nei prossimi giorni.

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