Furto al boss: caccia all'uomo e il "figlio morto" si salvò

Furto al boss: caccia all’uomo e il “figlio morto” si salvò

Dei ladri rubarono nel garage di Giulio Caporrimo. Uno sgarbo imperdonabile

PALERMO – La notte dell’11 giugno 2020 una pattuglia dei carabinieri interviene al civico 26 di via a Santangelo. È stata segnalata la presenza di due uomini, giunti in sella a uno scooter Sh, che armeggiano su alcuni mezzi. Stanno rubando una mini moto da cross e due bici elettriche.

Non è un furto come i tanti che avvengono in città. Il garage infatti è quello di Giulio Caporrimo, boss di San Lorenzo. Sul posto ci sono Marco Tirenna e Francesco Caporrimo, genero e figlio del capomafia, proprietari dei mezzi che stavano rubando. Poco distante i carabinieri trovano uno scooter e una Fiat 500, anch’essi rubati e abbandonati dai ladri durante la fuga.

Una telecamera ha ripreso il raid. Caporrimo jr e un suo vicino di casa parlano del video: “… si vede questo che gira con… questi due che arrivano con un motore, quello si mette il cappuccio, quello di dietro e posteggiano il motore là… e poi c’è un cinquecento grigia che… la seicento secondo me quella di ieri sera, di ieri notte … ci sta questa minchia di telecamera si vede male, stavo cercando di pigliare il video…”.

Il furto diventa un affare di mafia perché è uno sgarbo al boss che si attiva per capire chi ha osato rubare in casa sua. Il primo a interessarsi è Giuseppe Cusimano, fermato nel blitz di ieri con l’accusa di essere il capo della famiglia dello Zen, il quale chiede al titolare di un’agenzia di disbrigo pratiche automobilistiche di risalire al proprietario dello scooter dei ladri di cui ha la targa.

Il giovane Caporimo fa un resoconto della situazione mentre viene intercettato. Hanno individuato una macchina con all’interno delle persone e sono sicuri che siano gli autori del furto. Francesco Caporrimo è armato, ma su suggerimento di Cusimano se ne sta buono. Se fosse dipeso da lui li avrebbe uccisi sul posto: “… invece si è spaventato… pistola… lui lo ha visto che io… io già l’avevo… infatti io già ci volevo scendere, gli ho detto scendiamoci… gli ho detto… e che c’è la femmina, dice no, dice non ti muovere di qua dice che c’è la telecamera… perché lui lavora nei pali… lo sa gli sbirri dove mettono le telecamere… dice non la uscire qua, dice perché ti… dice ti prende subito, dice la telecamera”.

Cusimano, dunque, ha frenato l’irruenza del figlio del boss. O meglio la faccenda va sistemata senza dare nell’occhio, attirando i ladri in trappola dentro un appartamento: “… devi andare proprio così… senza dirgli niente… in un appartamento… a lui … e lui Giuseppe gli dice di venire a tale orario lì… ”.

Cusimano, però, sulla base delle indicazioni ricevute da Giulio Caporrimo vuole limitarsi a dare una lezione ai ladri: “… dice ci diamo una manciata di bastonate, gli ho detto che minchia dici ? Tuo padre ci vuole dare bastonate… se ne devono andare… devono morire… giuro gli deve arrivare un tuono dall’aria alle madri a casa… boom … dice che è successo ? Un figlio ammazzato … (ride) tu entri a casa mia, con i bambini e la mia famiglia, si, si … ora ti facciamo giungere un figlio morto… eh … mi dispiace”. Se poi la punizione arrivò non è dato sapere.


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