Dimenticò di impugnare una sentenza: così l'avvocato falsificò gli atti - Live Sicilia

Dimenticò di impugnare una sentenza: così l’avvocato falsificò gli atti

La vicenda venuta a galla nell'inchiesta che ha portato agli arresti di oggi

PALERMO – Dimentica di impugnare una sentenza di condanna a 4 anni e 8 mesi per violenza sessuale emessa nei confronti di un assistito, quando si accorge che l’errore avrebbe mandato in carcere l’uomo cerca un escamotage arrivando a falsificare, con l’aiuto di due colleghi e del titolare di un ufficio di poste private, l’atto di appello, retrodatandone il deposito. Protagonista della vicenda è l’avvocato Angela Porcello, arrestata oggi nel blitz che ha portato in cella 22 mafiosi. La donna, che metteva a disposizione lo studio per summit tra boss, oltre che di associazione mafiosa risponde anche di falso per induzione.

La vicenda è raccontata nel provvedimento di fermo della Dda di Palermo. La legale, il 29 ottobre 2020 contatta un assistente giudiziario del Tribunale di Agrigento. Nel corso della conversazione si rende conto che nei giorni precedenti erano decorsi i termini per proporre appello contro la sentenza. Avendo compreso di avere commesso un grave errore, contatta un funzionario giudiziario. “Fammi la carità ti prego – gli dice – Domani hai l’appello, non fare l’irrevocabilità”. “Il problema è uno, gioia, io ti dico, poi, non so se la, te la dichiarano non ammissibile in Corte d’Appello”, le risponde lui. Non soddisfatta la legale gli propone di depositare una raccomandata con una data antecedente allo spirare dei termini per il deposito.

“Io te lo dico per te, non possiamo fare falsi”, le risponde lui. La donna cerca una soluzione e contatta un collega di studio, Vincenzo Lo Giudice, nipote del mafioso Vincenzo Lo Giudice, ex deputato. Il collega la rassicura e va in un centro di poste privato chiedendo invano una retrodatazione. A sbloccare la cosa è poi una ‘altra collega, Annalisa Lentini che, d’accordo con il titolare di un altro centro di poste private, riesce nello scopo. In una conversazione intercettata la Lentini fa inoltre cenno all’esistenza all’interno degli Uffici giudiziari del Tribunale di Agrigento di un funzionario giudiziario compiacente, tale “Totò”, che – dice – aveva “infilato nel registro” un non meglio specificato ricorso, evidentemente tardivo, così favorendola in una situazione analoga. L’uomo è stato identificato in Salvatore Facciponti. L’ordine di esecuzione della sentenza intanto è partito e l’assistito sta per essere arrestato. La Porcello non si rassegna e comunica di aver depositato il ricorso che blocca l’esecutività della sentenza. Istanza accolta dal pm ignaro del piano. (ANSA).


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