Le "Mahare", la leggenda delle streghe di Alicudi - Live Sicilia

Le “Mahare”, la leggenda delle streghe di Alicudi

Una delle leggende locali più affascinanti di tutti i tempi,

PALERMO –  Nella Sicilia d’inizio secolo scorso, caratterizzata dall’emigrazione di massa da piccoli centri verso le città, nasce una delle leggende locali più affascinanti di tutti i tempi, quella delle “Mahare Arcudare”, anche chiamate le streghe di Alicudi. Tre donne misteriose vestite di nero in grado di trasformarsi in animali, solcare i mari e determinare la sorte dei pescatori e il loro ritorno sulla terra ferma. Fermandosi ad Alicudi e ascoltando le testimonianze dei pescatori che la abitano, ciascuno di noi si può rendere conto di come tutt’oggi le leggende marinare del territorio regolino le attività quotidiane

Streghe volanti

Le “Mahare Arcudare” così chiamate nel dialetto di Alicudi, non hanno una identità precisa, anche se la maggior parte degli abitanti dell’isola conferma di averle viste o sentito parlarne dalle generazioni più anziane. Hanno fattezze femminili e si fanno solitamente vedere al calar del sole sulla spiaggia che circonda l’isola, intente a preparare delle pozioni che serviranno ad assumere forma animale e prendere il volo verso le terre limitrofe. Possono persino a spingersi fino Palermo o le coste africane, per fare ritorno ad Alicudi la notte successiva con nuovi materiali e provviste per l’isola.

Lauti banchetti

Un’altra versione della storia prevede che le tre “streghe del mare” al calar della notte preparino lauti banchetti sulla spiaggia, ai quali verranno invitati a prendervi parte i pescatori e cenare insieme. La leggenda narra che se i pescatori e i marinai consumeranno tutto ciò che viene servito senza mostrare diffidenza verso cibi e bevande, riceveranno in cambio protezione contro le insidie del mare, se al contrario mostreranno la loro esitazione, subiranno conseguenze mortali e ripercussioni sull’esito della pesca.

I “tagliatori”

Le “Mahare” si dice tramandassero ai pescatori l’arte della “tagliata”, una rapida esecuzione di preghiere e riti in grado di far diradare la tempesta e proteggere l’imbarcazione dai naufragi. Questo rito, se eseguito in maniera corretta, permetterebbe di ridurre la forza della tempesta, che da indomabile e potenzialmente mortale, diventerebbe sempre più debole, infrangendosi sulla barca come una leggera brezza marina. Ancora oggi sia ad Alicudi che Lipari in tutte le imbarcazioni, ogni tre pescatori, è presente un tagliatore, in grado di esercitare il suo potere sul mare.

L’origine del mito

Ma da dove trae origine il mito? Contrariamente a molti miti e leggende la cui origine si perde nel tempo, questa sembra avere un inizio e una fine ben precisa. I primi avvistamenti infatti risalgono al 1902 e gli ultimi al 1905. In questi anni l’arcipelago soffrì una potente carestia a cui seguì la mancanza di materie prime coltivabili, prima tra tutte il grano e la popolazione insulare fu costretta ad accettare delle derrate della cosiddetta “segale cornuta”. Questa segale era contaminata da un fungo dalle forti proprietà allucinogene, responsabile proprio delle visioni collettive. Tutto questo diede origine ad un legame indissolubile tra la leggenda e i suoi abitanti, in grado di continuare immutato nel tempo a regolare le attività e i ritmi del piccolissimo centro abitato.


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