Il latitante che se ne andava a mare: dopo 10 anni caccia al 'traditore'

Latitante, ma andava al mare: dopo 10 anni caccia al ‘traditore’

Il boss Giuseppe Falsone è convinto che qualcuno lo fece arrestare mentre si trovava a Marsiglia

PALERMO – Undici anni dopo l’arresto il boss Giuseppe Falsone ha sete di vendetta. Non ha smesso di cercare il “traditore”.

Secondo il capomafia agrigentino, qualcuno a lui vicino spifferò ai poliziotti che l’allora latitante si nascondeva a Marsiglia. Falsone si sentiva al sicuro nei 120 metri quadrati con soppalco presi in affitto in Boulevard Notre Dame. Talmente al sicuro da godersi giorni di vacanza in montagna o al mare.

Ed invece i poliziotti della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di Palermo lo scovarono dopi undici anni di latitanza. I documenti falsi e il naso rifatto non gli bastarono a camuffarsi.

Sembrava una storia del passato. Ed invece, come emerge dalle indagini dei carabinieri del Ros e della Dda di Palermo, il passato ritorna nelle parole dei mafiosi di oggi.

L’avvocata Anna Porcello, difensore di Falsone, compagna di Giancarlo Buggea, pure lui arrestata, e considerata organica al mandamento mafioso di Canicattì, si è data un gran da fare per individuare il traditore.

Alla sorella del boss agrigentino raccontava di avere avuto accesso, in quanto legale, al fascicolo processuale di Angelo Middioni, cugino di Falsone e pure lui condannato per mafia: “… quando abbiamo preso il fascicolo di Angelo… dentro il fascicolo di Angelo c’era una carpettina che è relativa all’arresto di tuo fratello… perché a tuo fratello lo hanno preso… e lo hanno individuato lì… per due motivi…”.

Primo motivo: “… perché c’erano dei rapporti che faceva con internet… sono andati ad agganciare la cellula… da dove partivano le mail che era a Marsiglia… ce la sono andati ad agganciare”. Falsone usava degli pseudonimi, chattava e utilizzava Skype.

Secondo motivo: “… perché c’è stato un suo fedelissimo… Angelo ha detto che veniva da Sciacca questo”, diceva Porcello al compagno Buggea.

In una successiva conversazione era ancora più esplicita: “… sbirro non è. C’è stato uno… che è stato arrestato… che si stava pentendo… che ha chiamato la Procura che si doveva pentire… la prima cosa che gli ha detto… è stata dove era lui… o comunque la zona dove era lui… poi ha ritrattato… però a quelli gli è rimasta la notizia dove era lui…”.

C’è stata una caccia all’uomo. Buggea diceva: “Dobbiamo capire… da dove viene… chi è questo…”. Neppure il boss Falsone ne era a conoscenza (“Lui non lo sa”) ed aveva tutto l’interesso di saperlo. Ora la caccia è stata fermata dagli arresti.


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