Zingaretti, il mister che perde tutte le partite

Zingaretti, il mister che perde tutte le partite

Il segretario del Pd e i risultati disastrosi che l'accompagnano. Peggio di Oronzo Canà.

Nicola Zingaretti, segretario pro tempore del Pd, è l’uomo che perde tutte le partite, giocandole, invariabilmente, malissimo. Non ha nemmeno il conforto dell’estetica: le squadre che mette in campo – le sue idee di strategia politica, le sue parole sulla prassi politica – sono invariabilmente impalpabili e sconfitte, almeno negli ultimi tempi. Da qualche parte, malinconicamente, nel suo ufficio ci sarà appesa una delle ultime Ansa, il dispaccio pervenuto appena due giorni fa. Eccola, intonsa: ‘”Sono cose che non vanno nemmeno ripetute perché poi diventano una notizia’. Così il segretario del Pd Nicola Zingaretti, a margine di una iniziativa della Regione Lazio, risponde a chi gli chiede se sul fronte del governo Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri siano dei punti fermi”. Punti fermissimi, che si sono sciolti come i piddini davanti al trionfo di Renzi, al solo comparire dell’ombra di Draghi.
Ora, Nicola – politico perbene, governatore non disprezzabile, ma leader, finora, senza qualità da leader – mormora su Facebook: “Con l’incarico a Mario Draghi si apre una fase nuova che può portare il Paese fuori dall’incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda. Siamo pronti a contribuire con le nostre idee a questa sfida per fermare la pandemia, per concludere la campagna vaccinale, per un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale e sociale, sulla difesa e sul rilancio di una forte collocazione europeista dell’Italia, che in questi mesi abbiamo riconquistato”. E per vincere al Superenalotto no?
Forse è la mancanza di fascino delle parole ardimentose a scatenare cupi presagi, forse è soltanto il tributo alla responsabilità che prende cazzotti in faccia, nell’interesse comune, ad apparire irrilevante. Ma c’è anche il pensiero – molesto per i suoi – di un mister che non sa mettere in campo la squadra. E’ vero, sei prudente, però non tocchi palla. Prima, i gialloverdi con il presidente Conte, poi i giallorossi, sempre con il presidente Conte, più masticati amaramente che amati – e mai l’impressione di esserne il pezzo forte – ora la crisi, catastrofica per l’immagine dei democratici. E tu che subisci il gioco degli altri, punteggiandolo con flebili note a margine. Se fossimo in un campionato di calcio, l’esonero sarebbe inevitabile. Nemmeno il paragone con la Longobarda offre consolazione, perché, almeno, Oronzo Canè qualche vittoria la portava a casa. Certo, lui aveva Aristoteles, mica Franceschini.


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