Apuleio e l'ipotesi fascinosa di Agata/Iside - Live Sicilia

Apuleio e l’ipotesi fascinosa di Agata/Iside

Dora Marchese spiega quali sono le fonti che danno forza a una narrazione dalle radici assai antiche.
ANTROPOLOGIA DEL SACRO
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Messa da parte la Festa di sant’Agata, i suoi sentimenti e le attese tradite dall’ondata pandemica che, per un anno (si spera che sia soltanto uno!), ha messo tra parentesi la grandiosa macchina devozionale, si può parlare anche di altro. Altro nel vero senso della parola. Andando cioè oltre all’Agata della fede evangelica, pur rimanendo nel campo del sacro. Se è vero – senza dubbio alcuno – che la santa martire etnea o è cristiana o non è, c’è da considerare tuttavia che, se esiste una narrazione che vuole assimilare le vicende agatine alla fragranza egizia, con questa stessa, in un certo qual modo, bisogna pur fare i conti. I conti con la storia, cioè. Qualche dettaglio in tal senso lo fornisce Dora Marchese che dedica una sezione di Nella terra di Iside. L’Egitto nell’immaginario letterario italiano (Carocci, 2020) proprio al caso Catania.   

Apuleio

Marchese ricapitola gli studi di Emanuele Ciaceri e Tino Vittorio, i quali hanno individuato importanti corrispondenze tra la festa di sant’Agata e quella, per tanti versi analoga, tributata in antico a Iside. E lo hanno fatto a partire da quanto scritto da Apuleio nelle Metamorfosi (o L’Asino d’oro) circa le celebrazioni di Iside a Corinto. In effetti, le corrisponde con l’intera impalcatura agatina saltano subito all’occhio. 

Gli studi di Ciaceri

Le parole di Ciaceri: “La verità è che quell’antica festa di Catania era in onore di Iside e che essa poi si sostituì a poco alla volta alla popolarissima festa di Sant’Agata. La descrizione che Apuleio ci ha lasciato nelle sue Metamorfosi della festa di Iside in Corinto ci colpisce per la meravigliosa rassomiglianza con la festa di Sant’Agata, specialmente quale era stata descritta dal Carrera nel secolo XVII”. 

“Apuleio – spiega Ciaceri – si riferisce a quella festa che in Roma si disse Isidis navigium, segnata nel calendario romano il giorno 5 Marzo, e che crebbe rigogliosa attraverso il cristianesimo trionfante, come dimostra il fatto che ne parlano scrittori del iv secolo, non solo, ma anche del tempo di Giustiniano. Era una festa marinara, in quanto consisteva essenzialmente nel consacrare alla dea, Iside Pelagia, la nave che poi si slanciava nel mare, onde la processione dal tempio recava sulla spiag- gia, dove aveva luogo la sacra cerimonia”. 

La barca

E ancora: “E d’indole marinara pare fosse nelle sue origini la festa di Sant’Agata. La processione dal tempio scendeva sulla marina, come in Corinto, non per lanciare in mare la nave, ma perché là era approdata la barca recante le sacre reliquie della santa. I nudi, che tiravano con funi la sacra bara, portavano (come fanno sino a oggi) sugli abiti una camicia, simile agli isiaci vestiti di una tunica di lino bianco. Alla festa prendevan grande parte le donne, come nel culto di Iside; e in Catania non mancava il concorso della mascherata, egualmente che in Corinto”. 

“La martire S. Agata – continua la lezione di Ciaceri – cui s’era strappato il seno e cui le donne offrono anche oggi mammelle di cera in grazia della guarigione ottenuta, prendeva il posto della dea egizia, che simboleggiava la forza produttrice della natura, che era considerata come la dispensiera del latte all’umanità nascente, tanto che nella processione di Corinto un ministro del culto portava in mano un vasetto d’oro a forma di mammella e alla presenza del popolo faceva libazioni di latte. Al velo d’Iside, alle vele della nave egizia, si sostituiva il miracoloso velo della santa”. 

Una festa marinara

Tino Vittorio, opportunamente citato da Dora Marchese, tira le conclusioni: “Perfino Sant’Agata, la patrona di Catania, è una risemantizzazione cristiana di una divinità pagana, di una dea del mare […] come l’Iside Egizia. La sacra effige viene portata in processione nei primi cinque giorni di febbraio su di un fercolo che non è un carro trainato mediante una fune ma un’imbarcazione in alaggio. […] Una festa cristiana che ricalca quella essenzialmente marinara, l’Isidis navigium, segnata nel calendario dell’antica Roma per il 5 marzo e che, “passato l’inverno, celebrava il ritorno alla stagione propizia alla navigazione”.  

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