Il virus della mafia, i boss: "Siamo peggio del Covid"

Il virus della mafia, i boss: “Siamo peggio del Covid”

Le parole intercettate, la richiesta di pizzo e il piano di morte

PALERMO – I boss si paragonano a un virus. Come dargli torto. Ammorbano la società e si credono più forti del Covid che in Italia ha provocato finora la morte di

oltre 90 mila persone.

A parlare sono gli stiddari agrigentini, un gruppo di mafiosi fuoriusciti da Cosa Nostra, ma di cui ricalcano il modello basato sulla sopraffazione.
Da sempre per la mafia le estorsioni sono una fonte di guadagno e di controllo del territorio. Chi si ribella rischia il danneggiamento della propria attività commerciale o addirittura la vita.

C’è chi è morto, come Libero Grassi, per il suo no al pizzo. Era un’altra mafia per fortuna e per merito della repressione da parte dello Stato. Resta il fatto che la mafia ha zavorrato la Sicilia e bruciato il futuro di intere generazioni, approfittando degli spazi lasciati colpevolmente vuoti dallo Stato, dalla politica, dalla burocrazia.

C’è un episodio avvenuto in provincia di Agrigento da cui emerge ancora oggi la violenza mafiosa. I boss controllano e regolano lo scorrere della vita in grosse fette della società.

Nel mirino degli stiddari l’anno scorso è finito un sensale, un intermediario che fa vendere l’uva ai produttori e incassa una percentuale. La mafia detta legge nel settore, ma gli stiddari hanno preteso di entrare nell’affare.

Antonino Chiazza, uno degli arrestati dell’ultimo blitz dei carabinieri del Ros, coordinati dalla Dda di Palermo, aveva scritto il nome del mediatore nel libro mastro del racket. Pretendeva la metà dei suoi guadagni. Venne il giorno di andare all’incasso. Ci fu un contrattempo, lo scorso aprile: il sensale era stato contagiato dal Covid.

Lo dissero a Chiazza: “… dice che il virus gli è venuto…”. Chiazza rispondeva sprezzante: “… ah, ancora deve arrivare l’altro virus… quel virus… per quel virus non c’è… quello solo, quel virus, se lo acchiappa, non ce n’è, non ci possono né vaccini e né niente…”.

Facevano sul serio. Le microspie hanno captato lo scorso 7 gennaio i preparativi di un attentato. Stavano seguendo i movimenti della vittima: “… a piedi ti viene meglio, capito? A piedi, da lì sopra… se ne sale di qua… dalla scalinata… là di fronte, là di fronte sta… tu ci spari… minchia tombola… ci vediamo domani… il pesce del mare è destinato a chi se lo deve mangiare… ci aiuta, il Signore, non ti preoccupare… che siamo, siamo buoni cristiani, non siamo mali cristiani… purtroppo, la vita funziona”.

All’indomani la vittima designata è stata convocata dai carabinieri. Gli hanno spiegato quello che stava succedendo e lo hanno messo sotto protezione. Rischiava forse di morire per mano dei mafiosi che sanno di essere un virus che ammorba la società da decenni. E si gonfiano il petto mentre si vantano della loro potenza superiore al Covid che finora ha provocato la morte di 90 mila italiani.


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