Rap, rifiuti, tangenti: "Contratti non rispettati e chat bollenti"

Rap, rifiuti, tangenti: “Contratti non rispettati e chat bollenti”

L'eterna emergenza rifiuti che piace agli imprenditori

PALERMO – Contratti non rispettati o ratificati ex post e una chat bollente fra il coordinatore tecnico della discarica di Bellolampo e l’imprenditrice che lavorava sfruttando la ciclica emergenza rifiuti a Palermo.

Si arricchisce di un nuovo capitolo il processo giunto alla fase dell’udienza preliminare che vede imputati il dirigente della Rap Vincenzo Bonanno e gli imprenditori catanesi Emanuele Gaetano Caruso e la compagna, Daniela Pisasale.

I tre furono arrestati in flagranza il 7 agosto scorso, al termine, secondo la Procura, della consegna di una tangente di 5 mila euro. Bonanno, avrebbe messo a disposizione “i propri poteri per monitorare e caldeggiare le procedure che interessavano alla Eco Ambiente.

Fino al 31 maggio 2019 Eco Ambiente ha gestito un impianto di trattamento dei rifiuti nella discarica di Bellolampo dietro autorizzazione della Regione.

Bonanno aveva un ruolo chiave nella discarica: gestiva gli ingressi e le uscite dei rifiuti da trasferire ad Alcamo. Nella città trapanese c’è un “sito di trasferenza” della Vincenzo D’Angelo srl dove la Eco Ambiente aveva piazzato un impianto mobile per il trattamento dei rifiuti indifferenziati prima del conferimento in discarica.

Era uno degli impianti dove finiva anche la spazzatura di Palermo nei periodi di emergenza. Ad autorizzare la procedura di emergenza era ed è il servizio 7 Dipartimento regionale Acqua e rifiuti dove lavorava Marcello Asciutto, pure lui finito nei guai giudiziari. E sull’emergenza si sono fondate le fortune di alcuni imprenditori.

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L’8 luglio, un mese prima dell’incontro per il pagamento della tangente, gli investigatori della Dia hanno intercettato Bonanno mentre parlava con il funzionario della Rap Massimo Collesano. Collesano aveva molti dubbi sui pagamenti in favore di Eco Ambiente visto che c’erano delle compensazioni e Rap piuttosto che pagare doveva incassare.

Il pubblico ministro Claudia Ferrari ha convocato a fine novembre Collesano nella veste di persona informata sui fatti. Con la sua testimonianza sono stati ricostruiti i rapporti commerciali fra Rap ed Ecoambiente che iniziano con un contratto firmato nel settembre 2018. Rap avrebbe dovuto conferire 3.724 tonnellate di rifiuti nell’impianto di Ecoambiente e in cambio dava la disponibilità ad abbancare a Bellolampo 1880 tonnellate di rifiuti al costo di 71,45 euro a tonnellata.

L’accordo prevedeva che le due società avrebbero compensato le fatture per i servizi. A firmarlo sono Giuseppe Norata, amministratore unico della Rap e Daniela Pisasale per Ecomabiente. L’accordo era stato predisposto da Pasquale Fradella e Vincenzo Bonanno.

Tra agosto e ottobre 2018 il budget totale di 3.724 tonnellate fu subito raggiunto. Successivamente spuntò una nuova fattura per altre 1.150 tonnellate con una maggioranza non pattuita di 43 euro per il conferimento nelle giornate festive per il mese di dicembre.

Collesano ha sostenuto “che questa seconda prestazione non era stata autorizzata, tanto che la fattura viene ratificata ex post dall’amministratore unico su proposta di Fradella e Bonanno il 10 gennaio 2019”.

Nell’atto di ratifica si faceva riferimento alla prosecuzione del contratto alle medesime condizioni per 4 mila tonnellate, fino a un massimo inderogabile di 5.000. Un tetto che, secondo Collesano, sarà sforato di molto nell’anno successivo. Ad aprile scorso Collesano si è accorto che Rap aveva un credito di oltre 300 mila euro e ha chiesto a Bonanno di attivarsi per la compensazione. Una compensazione che sarà ratificata il 29 luglio 2020, ma ci sarebbero state delle anomalie su cui indagano i pm.

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Nelle intercettazioni telefoniche Bonanno si mostrava parecchio interessato ai conti della Eco Ambiente. Il suo compito sarebbe andato andrebbe ben oltre i doveri di ufficio.

Il 7 gennaio scorso la Direzione investigativa antimafia ha depositato l’informativa sull’analisi del computer e del telefonino di Bonanno. Ed è venuta fuori la fitta corrispondenza via chat fra il coordinatore tecnico della discarica e l’imprenditrice.

Bonanno la informava passo dopo passo della situazione. Il 5 giugno 2019 scriveva: “Siamo in alto mare, lo tsunami arriverà tra mercoledì e giovedì, già certificato e come ti dicevo sarà ufficializzato”.

Lo tsunami era l’ennesima emergenza rifiuti, aggravata dal fatto che i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpa allora trovarono una serie di irregolarità a Bellolampo. La dirigenza Rap decise di chiudere per alcuni giorni la discarica. Non voleva incorrere in conseguenze penali per colpe di altro. E fu il caos.

Il 6 giugno Bonanno aggiungeva che “Catanzaro ci ha detto che per nessun motivo ci farà entrare, voi con Alcamo come siete messi? Ci stiamo organizzando per giravi un po’ di comuni

Il 20 giugno Bonanno informava Pisasale che “sabato c’è stato un piccolo incendio al tm subito domato oggi pomeriggio il sindaco si è chiamato presidente domani ne sapremo di più”.

Il 27 giugno il coordinatore tecnico avvisava Pisasale che “può essere che vi chiedano di noleggiare tutta la vostra attrezzatura voi dato che Montalbano non ha attrezzature valide accetterebbe qualsiasi offerta”.

Quindi girò all’imprenditrice “le soluzioni del Comune”. E cioè il piano che il Comune aveva preparato per superare l’emergenza: “Vedi che devi essere tu o Emanuele a condurre trattativa e nessun altro a mio parere poi fate voi”.

I messaggi si sono protratte fino alle ore che hanno preceduto il fermo nella zona del porticciolo di Sant’Erasmo. Il tema caldo sono state le compensazioni. Bonanno e Pisasale si scrivevano e si davano appuntamenti in un rapporto che, sostiene l’accusa, andava molto oltre la lecita interlocuzione fra un funzionario pubblico e un imprenditore.


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