"Calcolare test rapidi e molecolari insieme? E' fuorviante" - Live Sicilia

“Calcolare test rapidi e molecolari insieme? E’ fuorviante”

Il matematico Giovanni Sebastiani: "La situazione rischia di apparire meno grave di quella del passato"
LA PANDEMIA
di
2 min di lettura

Contiene una “dannosa ma eliminabile fonte di incertezza” il calcolo del tasso di positività al virus SarsCoV2 ottenuto facendo il rapporto fra la somma dei positivi ai test molecolari e agli antigenici rapidi e la somma dei test molecolari e degli antigenici rapidi: lo rileva il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). “L’analisi dei positivi al test del SarsCov-2 nelle regioni-province autonome italiane mostra grandi differenze tra i valori della percentuale dei positivi calcolata separatamente per i test molecolari e per quelli antigenici rapidi. Di conseguenza i valori della percentuale comunemente diffusi, calcolati cumulando i due tipi di test, sono fuorvianti. Le percentuali vanno calcolate separatamente. Inoltre, sia per continuità col passato, che per la maggiore affidabilità in generale dei test molecolari, sarebbe opportuno dare molta più importanza alla percentuale relativa a questo tipo di test”. Questo accade, secondo Sebastiani, perché “molto spesso il valore della percentuale di positivi ai test rapidi è molto più basso rispetto a quello relativo ai test molecolari. Inoltre, quello ottenuto cumulando i due tipi di test è molto più basso di quello molecolare, l’unico tipo considerato prima del 15 gennaio. Quest’ultimo fatto – secondo l’esperto – può facilmente generare l’impressione che la situazione sia molto meno grave di quella del passato”.

Il problema è nel fatto che il calcolo effettuato cumulando i due tipi di test dipende “in modo lineare, dai valori della percentuale di test molecolari rispetto al totale dei test di entrambi i tipi, variabile che poco ha a che fare con la situazione epidemica”. È un fenomeno ben noto in statistica, chiamato ‘paradosso di Simpson’, e diventato celebre dall’episodio avvenuto nel 1973 nell’università americana di Berkeley. L’esempio, in linea con la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza che si celebra oggi, riguarda la percentuale di ragazze ammesse ai corsi in quell’anno, che si rivelò statisticamente più bassa rispetto a quella dei ragazzi. “Fu così ipotizzata una discriminazione di genere, ma in quel caso – osserva Sebastiani – la causa del paradosso risiedeva nel fatto che c’erano dipartimenti con percentuali di ammissione più basse indipendentemente dal genere e che la maggioranza delle ragazze aveva eseguito le prove proprio presso quei dipartimenti”. (ANSA).


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI