Il tesoro milionario del clan: 26 indagati, tutti i NOMI - Live Sicilia

Il tesoro milionario del clan: 26 indagati, tutti i NOMI

Ecco le accuse della magistratura all'interno dell'ultima maxi inchiesta della Guardia di Finanza.

CATANIA. Una indagine complessa della Guardia di Finanza. Articolatasi attraverso una paziente attività di intercettazioni telefoniche ed ambientali (anche all’interno del carcere) e sulla scorta di importanti dichiarazioni venute fuori dai collaboratori di giustizia.
Un fiume di denaro che ha coinvolto fiorenti attività imprenditoriali tra la Sicilia, il Veneto e la Lombardia.
Con un’unica e collaudata regia: quella del clan Laudani.

Gli indagati e le accuse

Sono 26 in tutto gli indagati finiti sul tavolo del Giudice per le indagini preliminari Loredana Pezzino:
Giuseppe Scarvaglieri (53 anni), Salvatore Calcagno (32), Antonio Siverino (46), Francesco Siverino (26), Alfredo Liotta (45), Maurizio Sangricoli (45), Alfredo Carcagnolo (33), Nicola La Mela (35), Salvatore Lanza (51), Antonio Graziano Pirrello (31), Salvatore Giarrizzo (30), Gabriele Carcagnolo (26), Marco Cariola (35), Antonino Calcagno (55), Brenda Cangemi (30), Cristopher Cardillo (38), Debora Sangricoli (22), Agatina La Mela (45), Carmela Stancampiano (78), Salvo Liotta (51), Nicola Amato (46), Pietro Bonanno (40), Alfio Aldo Meci (22), Giuseppe Meci (60), Frabrizio Gnocchi (48), Agatino Luciano Famà (26).

Il modus operandi

Antonio e Francesco Siverino 

Ritenuti appartenenti al clan Scalisi di Adrano, articolazione dei Laudani, avrebbero erogato ingenti somme di denaro per mantenere il gruppo ed i suoi sodali, consolidandone così il potere economico.

Antonino Calcagno, Salvatore Calcagno e Salvatore Giarrizzo
A detta degli inquirenti, farebbero anch’essi parte del clan Scalisi ed avrebbero commesso una sfilza di crimini contro l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio: per potere acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni ed appalti e servizi pubblici.

Salvatore Calcagno, Giuseppe Scarvaglieri, Carmela Stancampiano, Maurizio Sangricoli, Brenda Cangemi, Liotta Alfredo
Secondo gli investigatori, Giuseppe Scarvaglieri avrebbe attribuito fittiziamente a Salvatore Calcagno la titolarità della ditta individuale “Calcagno Salvatore”, di fatto riconducibile Giuseppe Scarvaglieri.
Con un’aggravante: quella di avere commesso il presunto illecito nell’esclusivo interesse di favorire il clan adranita.
Ma il medesimo modus operandi è riconducibile anche alle quote associative della “Siver Group srl” che – anche in questo caso riconducibili a Francesco Siverino, Giuseppe e Antonio Scarvaglieri – sarebbero state intestate a Carmela Stancampiano, Maurizio Sangricoli e Alfredo Liotta.
A quest’ultimo (Liotta) sarebbe stata fittiziamente attribuita anche la titolarità delle quote e la legale rappresentanza della “Sive Group srl” e successivamente della incorporante “Sive International Group Ltd” (società di diritto bulgara).

La Mela Agatina
I Severino e Scarvaglieri le avrebbero intestato le quote e la legale rappresentanza della “Ag Oil srls”. Ed anche in questo caso, come nei precedenti, si addebita l’aggravante di aver favorito in il clan attraverso le operazioni poste in essere.

Gabriele Carcagnolo
A lui sarebbero state attribuite le quote e la rappresentanza legale della “GMA Group Srls”.

Le altre accuse


Marco Cariola
Gli è stata attribuita la titolarità della “SA Logistics Srls” che, a detta degli inquirenti, era pienamente riconducibile a Giuseppe Scarvaglieri, Francesco e Antonio Siverino.

Debora Sangricoli
A lei erano state “affidate”, invece, le quote della “Gold Group Srls”, ma l’intento avrebbe stato sempre quello di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzioni patrimoniali.

Christopher Cardillo
Intestatario della “SL Group Srls” delle quali detiene quote e legale rappresentanza: per gli investigatori, anche in questa circostanza, si tratta di un’operazione che porta direttamente ai Severino ed a Scarvaglieri.

Salvatore Calcagno, Alfredo Carcagnolo, Nicola La Mela, Salvatore Lanza, Antonio Graziano Pirrello
In concorso tra loro (ed assieme a Salvatore Giarrizzo) avrebbero sottratto e poi rivenduto apparecchi elettronici come Tv e subwoofer che detenevano sui mezzi della ditta individuale “Cangemi Brenda”, gestita da Carcagnolo.
Tutti in concorso tra loro avrebbero denunciato falsamente di aver subito una rapina.

Amato Nicola
Titolare della ditta individuale che porta il suo nome, sarebbe di fatto riconducile a Francesco e Antonio Severino.

Pietro Bonanno
Medesima operazione riconducibile ai Severino: con la “Buy and sell Group Srls” intestata a Pietro Bonanno.

Giuseppe Meci e Fabrizio Gnocchi
Sarebbero state attribuite fittiziamente prima a Meci e poi a Gnocchi la titolarità delle quote della “Sl Group Srls” e della “Daytona Srls”.

Gabriele Carcagnolo e Alfio Aldo Meci
A loro sarebbero state intestate le quote associative della “Azimut Company Società Srls”.

Agatino Luciano Famà
Indagato perchè dell’attività riconducibile ai Severino “La Ghisi carburanti Srls” poi divenuta “La Ghisi carburanti Srl” ne avrebbe assunto, solo fittiziamente, le quote societarie.

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