Bogotà-Catania-Palermo: i viaggi della cocaina organizzati dai boss

Bogotà-Catania-Palermo: i viaggi della cocaina organizzati dai boss

Consegne avvenute a Genova, Catania e Carini

PALERMO – C’è un canale della droga che parte dal Sud America e arriva in Sicilia. Due grossi carichi sono giunti a Genova e Catania. Quindi la cocaina viene trasportata nel resto della Sicilia. Innanzitutto a Palermo dove alimenta la piazza dello Zen, una delle principali della città, dove il giro di affari supera i 4 mila euro al giorno. Un altro carico di duemila chili è arrivato a Carini per poi essere smistato.

Il canale l’anno scorso ha subito uno stop, ma è già ripartito. A gestire la famiglia mafiosa dello Zen e a sovrintendere al lavoro dei busher, sulla base dell’ultima indagine della Direzione distrettuale antimafia e dei carabinieri del Nucleo investigativo, sarebbero stati Giuseppe Cusimano e Francesco L’Abbate, entrambi arrestati nel blitz delle scorse settimane.

Un anno fa, era il 7 febbraio 2010, Cusimano ha fatto un riferimento esplicito: “Ma lo hai visto a Genova in un veliero che hanno trovato? E a Catania? Due borse piene, piene di cocaina all’aeroporto, picciotti non arriva più niente”.

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Quel giorno ci fu un’operazione della guardia di finanza all’aeroporto di Catania. I cartelli del Sud America avevano scelto Fontanarossa per fare giungere in Italia un carico di 386 chili di cocaina partito da Bogotà, in Colombia. Nel documento di viaggio c’era scritto “libri”.

Le tappe intermedie state Madrid e Roma. A Catania il sequestro è stato frutto del lavoro dei militari del Gico, dello Scico e della Direzione centrale per i servizi antidroga. Nei giorni precedenti due emissari dei narcos messicani erano stati fermati a Verona. Poi toccò agli intermediari arrestati in Spagna.

Alla luce delle intercettazioni di Cusimano e L’Abbate (che si sono fatti strada con l’appoggio di Francesco Paulumeri, piazzato, secondo l’accusa, alla reggenza del mandamento da Calogero Lo Picolo), la droga era destinata anche alla pizza palermitana. Così come quella trovata, nei mesi precedenti, a bordo di un veliero a Genova. Più di 380 chili di polvere bianca spedita ancora una volta dalla Colombia. Per quel carico è certo il ruolo della ‘Ndrangeta.

Calogero Lo Piccolo ad un appuntamento con Cusimano e Palumeri

I siciliani sono per lo più legati all’intermediazione dei clan calabresi per l’approvvigionamento di droga. Il caso dei narcos scesi fino a Catania per la consegna dimostra, però, che alcuni boss siciliani sono in grado di interloquire direttamente con i cartelli sudamericani.

Resta da identificare gli anelli siciliani della catena di distribuzione. Uno potrebbe essere stato Giulio Caporrimo, boss di San Lorenzo tornato di nuovo in carcere. Il 10 gennaio 2020 parlava di un carico di 2.000 chili di droga che era stato sequestrato a Carini specificando che “quattro erano per qua”.

Gli ultimi arresti non hanno bloccato lo spaccio. Si sono subito riorganizzati. L’ipotesi è che ci possa essere una regia comune fra i boss di diverse province che importano la droga tutti insieme. Una sorta di cartello siciliano che si confronta con quelli del Sud America.


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