In piscina nella villa confiscata alla mafia e con la luce rubata

In piscina nella villa confiscata alla mafia e con la luce rubata

Una condanna e un'assoluzione al processo

PALERMO – Una condanna e un’assoluzione al processo per il furto di energia elettrica in una villa confiscata alla mafia. In appello cade l’accusa per Gaetano Amato (in primo grado era stato condannato a sei mesi), confermati i 4 mesi di carcere inflitti d Angelo Geloso.

Nel luglio 2020 Amato, difeso dall’avvocato Filippo Sabbia, era uscito da pochi giorni dal carcere dopo avere finito di scontare una pena e si era trasferito in una villa in via TS 25, nella zona dello Zen. Non una villa qualsiasi, ma un immobile confiscato alla mafia, occupato dal figliastro Angelo Geloso.

Non solo ha occupato abusivamente una villa confiscata alla mafia, ma Geloso avrebbe pure rubato la luce per alimentare i motori di depurazione della piscina.

I carabinieri durante un controllo erano stati attirati dal rumore del motore che alimentava i depuratori della piscina. Amato disse che nulla sapeva del furto di energia ed è la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Sabbia, mentre Geloso ha confessato. Resta aperto il capitolo sull’occupazione abusiva dell’immobile.


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