Sci, impianti chiusi fino al 5 marzo: l'ira della Lega e delle Regioni - Live Sicilia

Sci, impianti chiusi fino al 5 marzo: l’ira della Lega e delle Regioni

La decisione last minute del ministro della Salute Speranza spiazza gli operatori del settore che si erano organizzati per la riapertura
CORONAVIRUS
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ROMA – Le piste da sci restano chiuse almeno fino al 5 marzo: lo ha deciso il ministro della Salute Roberto Speranza sentito il Comitato tecnico scientifico, che giudica la riapertura troppo rischiosa. L’allarme varianti del Covid-19, secondo Walter Ricciardi, consigliere di Speranza, suggerisce un cambio di rotta, magari un lockdown breve ma duro per uscire dal tunnel dell’emergenza pandemia. Parole che infiammano Lega e Regioni. Salvini confida in Draghi e critica gli “‘esperti’ che seminano paure e terrorizzano gli italiani”. I ministri Giorgetti e Garavaglia, che oggi incontrerà gli operatori del settore, chiedono indennizzi adeguati per gli operatori della montagna che in questo modo vedono compromessa l’intera stagione invernale. Molti operatori turistici del settore, infatti, si erano già riorganizzati per la riapertura degli impianti sciistici e sono rimasti spiazzati dal provvedimento del ministro della Salute. Ira del presidente della Regione Liguria Toti, così come dei governatori della Lombardia e del Veneto Fontana e Zaia. Ma anche il dem Stefano Bonaccini esprime “stupore e sconcerto” per lo stop alla stagione invernale.

“Mi appello a Mario Draghi, di lui mi fido: voglio vedere questo atto come la coda del governo che è appena passato. Non posso considerarlo, nel metodo, come il primo atto del nuovo esecutivo – dice il governatore del Piemonte Alberto Cirio su ‘La Stampa’, dicendosi “allibito” a proposito della decisione di fermare gli impianti sciistici -. Voglio sperare che questo sia l’ultimo provvedimento del ministro Speranza impostato con il metodo Conte – osserva – non c’è stata nessuna interlocuzione con le Regioni, solo qualche messaggio. È una situazione inaccettabile e che per altro condanna alla chiusura definitiva della stagione. Se questo è il modo con cui il governo Draghi pensa di sostenere le nostre imprese e i nostri cittadini, c’è da preoccuparsi fortemente”. Il governatore ribadisce che “non è una questione di merito ma di metodo: i dati della settimana a Roma si conoscono il mercoledì. Già da mercoledì il governo sapeva quali regioni sarebbero rientrate in zona gialla. Aspettare la domenica alle 19 per modificare le regole non è accettabile. Vuol dire che non si vive nel mondo reale. Ci si dimentica che lo sci non è un divertimento, non è un gioco. Lo sci, per regioni come la nostra, è il primo prodotto turistico su cui vivono aziende, lavorano persone ed è un anno che sono fermi. Mercoledì il pre-report ha confermato la zona gialla. Venerdì, durante la cabina di regia, nessuno ci ha detto nulla di diverso e domenica sera alle 19 arriva un’ordinanza che blocca tutto? Questo vuol dire che chi ha firmato o vive in un mondo che non è quello reale oppure non ha rispetto per la gente che lavora, per le famiglie e per tutti quelli che si sono fidati dello Stato”. “Il mondo dello sci aspetta ancora di capire come verrà risarcito – conclude Cirio – il governo continua a discutere sulle percentuali del sostegno e sul modello da seguire ma la sostanza è che non è ancora arrivato un euro. In Piemonte abbiamo 20 milioni che, d’accordo con l’Associazione regionale delle imprese esercenti trasporto a fune in concessione, aspettavamo a destinare perché volevamo fossero complementari a quelli statali. Ora il tempo è finito: il governo deve subito fare la sua parte”.

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