"Lockdown per un'estate serena, ma la gente è stanca"

Giarratano: “Lockdown per l’estate serena, la gente è stanca”

Quante settimane di lockdown servirebbero per azzerare i contagi in Sicilia? Ecco una risposta.
COVID, L'INTERVISTA
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3 min di lettura

Professore Antonello Giarratano, componente del Comitato Tecnico Scientifico siciliano per l’emergenza Covid, come descriverebbe la situazione della pandemia in questo momento?
“Siamo tutti con il fiato sospeso, guardando ai vaccini, perché non conosciamo il peso reale delle varianti. Sappiamo che il Sars Cov2 è un virus e come tutti i virus lasciati liberi di replicarsi, come è stato in particolare in alcune nazioni, muta a grandissima velocità”.

Parliamo del presente. Cosa ci preoccupa?
“Da clinici, le varianti possono perdere o avere una maggiore virulenza e, oppure, una maggiore diffusività. Questo è il tema di oggi. Siamo nella fase in cui bisogna valutare bene le scelte. Non è il caso di fare allarmismo, ma è necessario osservare l’evoluzione e la realtà e farsi trovare pronti, pensando al futuro, in particolare sul tracciamento ”.

Cosa potrebbe succedere in futuro?
“Lo ripeto: parliamo di ipotesi che si richiamano alla storia di altre pandemie virali e non sappiamo se saranno confermate dai fatti. Con varianti con mutazione significative dei geni S o N si potrebbe rischiare una perdita di efficacia degli attuali vaccini e una altrettanto grave perdita di capacità di riconoscimento del virus da parte dei tamponi antigenici e rapidi e persino degli stessi molecolari. Ad oggi, insisto, le varianti che circolano sono sensibili ai vaccini che costituiscono una protezione. Ma…”.

Ma?
“La rapidità con cui riusciremo a vaccinare è l’altro tema da fiato sospeso, prima che le varianti diventino dominanti e si arrivi ai numeri dell’Inghilterra o del Brasile”.

Torniamo al presente. C’è chi pensa che occorrerebbe un lockdown per stroncare il Covid.
“Lo diciamo da ottobre che il giallo è una barzelletta e che il tempo di due settimane di osservazione non poteva funzionare e non serve più nessun esperto o presunto tale per capirlo. Proposto a novembre, sarebbe stato accettato, oggi mi rendo conto che è difficile parlare di lockdown, le persone sono stanche e stremate da aperture e chiusure continue, spesso senza un motivo razionale. Il caos nei negozi e per gli aperitivi è stato permesso, l’attività di ristorazione seria e controllata, come avevamo proposto a dicembre, invece no ”.

Ma servirebbe?
“Partiamo da una premessa. La zona gialla non funziona. I contagi risalgono e l’economia non è comunque protetta, perché l’alternarsi di regole crea confusione ed è impossibile programmare le proprie attività. L’arancione mantiene lo status quo. La zona rossa, che non è un lockdown come quello italiano di marzo o quello tedesco, non azzera la catena del contagio, ma la riduce. Come è accaduto in Sicilia. Siamo scesi nei casi positivi, però non li abbiamo azzerati e soprattutto non abbiamo svuotato i reparti e le terapie intensive”.

Con il lockdown sarebbe fattibile pensare alla luce in fondo al tunnel?
“Sì. Sarebbero sufficienti tre o quattro settimane e forse arriveremmo all’estate in condizioni ottimali e limitando le varianti. Ma come si fa a proporlo oggi, dopo gli alti e bassi di tutti questi mesi? La popolazione non ce la fa più e ha ragione e non invidio la politica, anche quella regionale che ha tenuto dritta la barra del rigore nei limiti del sistema proposto a livello nazionale, e che dovrà prendere, temo, decisioni difficili. Auspico, anche col nuovo governo nazionale, definito ‘governo della competenza’, che vedremo una migliore valutazione delle misure da adottare”.


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