La villa affittata con i cadaveri: il macabro mistero dei badanti - Live Sicilia

La villa affittata con i cadaveri: il macabro mistero dei badanti

Potrebbero essere riconducibili a Alessandro Sabatino e Luigi Cerreto i resti scovati dagli inquirenti.

SIRACUSA – Li hanno ritrovati aggrovigliati, sotto terra, avvolti da un lenzuolo, quei resti che, potrebbero essere riconducibili ai due badanti scomparsi da 7 anni. Se il Dna lo confermerà, sarebbero stati seppelliti, dopo l’uccisione, l’uno accanto all’altro, Alessandro Sabatino e Luigi Cerreto, nella villa in cui avevano lavorato per un anziano signore, oggi scomparso.

Una villa che è diventata la loro tomba, oggi affittata a una famiglia proprio da chi è il principale sospettato: Giampiero Riccioli, 50 anni. Lui è il figlio di Vincenzo, l’anziano accudito dai due badanti. Sullo sfondo una storia di tensioni, soprusi, bugie e la gestione di una pensione da tremila euro al mese, ma anche un percorso giudiziario molto tortuoso. La svolta è arrivata dopo due richieste di archiviazione e l’avocazione delle indagini da parte della Procura generale di Catania, grazie soprattutto alla battaglia giudiziaria dell’avvocato Daniele Scrofani, legale delle due famiglie.

Quella villa

Luigi Cerreto e Alessandro Sabatino nel 2014 sono due casertani che scelgono di convivere e lavorare in Sicilia, rispondendo a un annuncio di lavoro. Conoscono Vincenzo Riccioli, ottantenne, lo assistono e con lui si crea, da subito, un rapporto speciale. Alessandro è un fan di Renato Zero, canta molto bene, simpatico e pieno di vita. Luigi ha 17 anni in meno. Arrivano insieme in quella casa di via San Pio da Pietralcina con la speranza di costruire il loro futuro. Ma non ne usciranno più. Il lavoro di badanti si scontra, da subito, con Giampiero Riccioli, che riscuoteva la pensione del padre.

Il movente

I due ragazzi scoprono le condizioni in cui viveva Vincenzo Riccioli. Da un audio consegnato dai familiari a Chi l’ha visto, la trasmissione di Rai Tre, emerge il racconto di alcuni litigi, fatto direttamente da Vincenzo: “Mio figlio mi ha detto ‘sei un cesso pieno di merda’”. Ricorda l’anziano signore oggi scomparso.

Ma è negli ultimi giorni prima dell’omicidio, che si sono concentrate le indagini difensive dell’avvocato Daniele Scrofani. “Questi lavoratori – racconta il legale a LiveSicilia – con la loro semplicità e onestà sono intervenuti in una situazione in cui il Riccioli voleva gestire la pensione del padre, privo di medicinali e di spesa. Probabilmente i ragazzi si sono interfacciati con l’amministratrice di sostegno e probabilmente avranno minacciato di denunciarlo. Penso sia un omicidio di impeto”.

Indagini complesse

Agli atti degli inquirenti, durante due tronconi di indagine, condotte a Siracusa, non si contano le contraddizioni di Giampiero Riccioli. Ma non bastano per l’incriminazione di omicidio. Per questo viene chiesta l’archiviazione una prima e una seconda volta. Ma ci sono quelle piste non percorse, quelle ricerche non fatte. “Abbiamo fornito noi alla Questura – racconta l’avvocato Scrofani – la mappa dei pozzi artesiani presenti in tutta la zona. È stato necessario che le ricerche le facesse un parente dei due scomparsi, da Caserta, tramite il Genio civile di Siracusa”.

La polizia effettua diversi sopralluoghi nella villa, non si contano gli scavi con i mezzi d’opera, ma quei resti umani erano stati ben nascosti.

Il georadar

Tra gli elementi di investigazione suppletiva, l’avvocato Scrofani suggerisce proprio il georadar. E allora, sotto la guida della Procura generale di Catania, gli inquirenti tornano in quella villa, nel frattempo concessa in locazione con i corpi seppelliti nel giardino. Il georadar riesce a individuare i resti, sono aggrovigliati, sotto terra, in mezzo a quello che resta di un telo. Dopo 7 anni i due napoletani sono stati ritrovati ed è scattato il fermo di Giampiero Riccioli.

“Sotto il profilo umano sono veramente soddisfatto, è uno di quei casi in cui mi sento utile nello svolgere questo lavoro – conclude il legale Scrofani – non trovando i cadaveri la Procura non riusciva a dare certezza all’omicidio. Purtroppo avrei preferito che i due ragazzi fossero vivi e felici, in un altro posto”.

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