Emanuele Notarbartolo e quel simbolo abbandonato all'oblio - Live Sicilia

Emanuele Notarbartolo e quel simbolo abbandonato all’oblio

Un eroe dimenticato dalla sua città. E quel mezzobusto coperto dalla polvere.

Accogliendo l’invito di Spazio cultura e Settimana delle culture, ho recentemente e diffusamente rievocato , come riportato da Live Sicilia, la figura , l’opera e la tragica fine di Emanuele Notarbartolo già sindaco di Palermo e poi Direttore generale del Banco di Sicilia. Notarbartolo, discendente da un nobile casato ma anche esponente di spicco della Destra storica in Sicilia, è senz’altro la prima vittima eccellente del sistema politico-mafioso , barbaramente assassinato su un treno, con 27 coltellate, nel lontano 1893. Il presunto mandante dell’omicidio, il chiacchierato deputato Raffaele Palizzolo, e due sicari della mafia verranno successivamente condannati a 30 anni di carcere e poi, in appello, inopinatamente assolti “ per insufficienza di prove”.

Onesto e rigoroso

Notarbartolo fu una personalità rilevante, dai molteplici interessi, che ha dedicato la sua vita alla famiglia e al bene pubblico. Uomo onesto, rigoroso, ottimo amministratore, si è fatto notare per la sua ostinazione nel contrastare a viso aperto gli affaristi, i saccheggiatori del pubblico danaro e gli “adepti” dell’illegale sottobosco politico-mafioso della seconda metà dell’800 . Sottobosco che già regnava sovrano a Palermo e nel resto della Sicilia, con solidi agganci e protezioni anche fra le alte sfere del potere romano.

Emanuele Notarbartolo sindaco

Da sindaco della città autorizzò la copertura del Politeama e pose la prima pietra per l’edificazione del Teatro Massimo. Migliorò la rete idrica, avviò la costruzione del cimitero dei Rotoli e finanziò il prolungamento di via Libertà fino a Villa Pajno. Palermo durante la sua gestione era un pullulare di cantieri aperti. Non a caso mise ordine negli appalti pubblici e negli uffici della dogana per stroncare corruzione e favoritismi. Da direttore generale del Banco (ricoprì l’incarico per 14 anni!) Emanuele Notarbartolo ottenne positivi risultati. Ebbe forti dissensi nel Consiglio d’Amministrazione e in particolare con il Palizzolo. Reclamò interventi urgenti da parte del governo per arginare lo strapotere delle cricche affaristiche all’interno del C.d.A. e denunciò i responsabili di clamorosi fallimenti e ammanchi a danno dell’Istituto. Le reazione non tardarono ad arrivare: nel maggio 1882 Notarbartolo verrà sequestrato dalla mafia. Rimarrà prigioniero per molti giorni e verrà liberato dopo che la famiglia pagherà un ingente riscatto. Per nulla intimorito, proseguirà la sua coraggiosa opera di “pulizia” all’interno del Banco fino al tragico epilogo del 1°febbraio 1893.

Notarbartolo dimenticato

Rievocare la sua storia è stato per me un dovere civile , in quanto il marchese Notarbartolo è stato improvvidamente dimenticato quasi da tutti, a cominciare dalle Istituzioni, locali e nazionali. Il suo esempio di uomo probo dal volto pulito e il suo atroce assassinio sono scarsamente ricordati . Che ne sanno, ad esempio, le giovani generazioni , comprese quelle impegnate anche sul fronte antimafia, della vita e della crudele fine di Notarbartolo? Un Eroe dimenticato, che ingiustamente non fa più notizia.

Il mezzobusto abbandonato

Dal punto di vista simbolico, a parte una importante via cittadina e la vicina stazione a lui intestate (dopo oltre mezzo secolo dall’orrendo delitto!), di Notarbartolo non c’è quasi nulla che lo ricordi ai posteri. Due mezzibusti in marmo, scolpiti da Mario Rutelli e da Antonio Ugo su disegno di Ernesto Basile, si trovano: il primo in un luogo inaccessibile come la sala Giunta del Municipio e l’altro, nel nauseabondo atrio, chiuso da una arrugginita cancellata, di un vetusto palazzo demaniale (ex carcere della Vicaria), e circondato da una invasiva e puzzolente coltre di guano, immondizia, topi affamati e piccioni morti.

Notarbartolo
Foto Melo Minnella

Statua impolverata

Colpisce che l’opera di Antonio Ugo sia totalmente coperta da una fitta e secolare polvere nera, al punto che mezzobusto e piedistallo sembrano non di marmo ma di un materiale assimilabile al carbone. E’ inutile negarlo: non tutte le vittime della violenza mafiosa hanno il privilegio di essere ricordate, dalle pubbliche autorità, in maniera identica. Su molte di esse, a cominciare da Emanuele Notarbartolo, è calato l’oblio ormai da tanti decenni. Per altre vittime, invece, si fa di tutto per tenerne viva l’attenzione con un clamore mediatico talvolta eccessivo. Quando si deciderà di assicurare l’identico ricordo a tutte le vittime di mafia, che hanno pagato con la vita il loro impegno a difesa della legalità? Senza retorica, c’è da chiedersi: a cosa è servito il sacrificio di Notarbartolo se il suo nome e il suo esempio non fanno più parte della memoria collettiva? Non hanno nulla da dire in proposito istituzioni, politica onnipresente e certa antimafia che pontifica su tutto?

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