Ciadamidaro, il giallo della scomparsa: la svolta da un pentito

Ciadamidaro, il giallo della scomparsa: svolta da un pentito

Alcuni collaboratori di giustizia hanno fornito una pista.
IL CASO DI LUPARA BIANCA
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ADRANO – La svolta sembra arrivata. Gli investigatori sembrano aver trovato la chiave per riaprire – e risolvere – il caso della misteriosa scomparsa di Nicola Ciadamidaro. Per gli inquirenti si tratta di un caso di lupara bianca. Cinque anni dopo alcuni collaboratori di giustizia avrebbero indicato la mano assassina. E potrebbe essere la stessa di un altro fatto di sangue rimasto irrisolto: quello di Francesco Rosano, ammazzato il 18 gennaio 2008. La polizia ormai da mesi, come già scritto da LiveSicilia lo scorso luglio, sta lavorando sulla nuova pista investigativa. E a breve potrebbero esserci importanti risvolti giudiziari. 

Le bocche degli inquirenti restano cucite. Non trapela nulla. “Non abbiamo mai smesso di indagare”, precisano però. Gli investigatori non si sono mai arresi. Quel fascicolo infatti non è mai stato messo nel cassetto. Ogni nuovo collaboratore proveniente dalla zona del “Triangolo della Morte” (Paternò, Adrano e Biancavilla) è stato interrogato sul giallo Ciadamidaro.

E a fare domande poi arrivano delle risposte. Alcuni pentiti, di area Santapaola, avrebbero ricevuto alcune confidenze in carcere da alcuni detenuti provenienti dalle file dei Santangelo-Taccuni. Confessioni che però devono avere i giusti riscontri. Ed è a questi riscontri che stanno lavorando i poliziotti del Commissariato di Adrano.

Nicola Ciadamidaro ha fatto perdere le sue tracce la sera dell’8 giugno del 2016. L’ultima volta è stato visto a bordo della sua moto elettrica sulla strada provinciale 231: doveva rientrare a casa dal suo luogo di lavoro. È stata la madre, disperata, a denunciarne la scomparsa, qualche giorno dopo. Ma le ricerche non hanno portato a un risultato: non è stato trovato neanche il ciclomotore.

Ciadamidaro aveva qualche precedente penale. Nel 2006 era stato arrestato nel blitz “Meteorite”, che aveva interessato il gruppo malavitoso Liotta-Mazzone rivale del clan Santangelo-Taccuni, collegato ai Santapaola-Ercolano di Catania. Da qualche tempo però sembrava aver messo la testa a posto. Un lavoro regolare. Una vita fuori dai guai. Ma allora cosa è accaduto quella sera di giugno? Forse qualche incubo proveniente dal suo passato burrascoso.

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