CATANIA – Tra i nervi scoperti del sistema dei beni confiscati, a cui la Commissione Antimafia all’Ars presieduta da Claudio Fava ha dedicato una lunga inchiesta, c’è quella del ruolo degli amministratori giudiziari. E di conseguenza “l’annosa questione dell’affidamento degli incarichi”. Oggi pomeriggio, nella redazione de I Sicliani, si terrà un convegno dedicato alla presentazione della relazione dell’Antimafia regionale. Ma sarà anche l’occasione, vista la partecipazione dell’amministratore giudiziario Luciano Modica come relatore, di fare chiarezza proprio su questo delicato tema.
Modica cerca di fare chiarezza su alcuni nodi relativi al lavoro dell’amministratore giudiziario. “Il Giudice delegato alla misura di prevenzione, o il Gip nel caso di sequestro penale preventivo, prima di procedere al deposito del decreto si trova a dover scegliere un amministratore a cui affidare il compendio aziendale, allo scopo di gestirlo e preservarlo. Il professionista prescelto da quel momento – commenta Modica – si trova a vivere una situazione estremamente complessa che, fatte le debite proporzioni, in qualche modo a me ricorda un po’ “la chirurgia d’urgenza”. Letteralmente dal giorno alla notte, si trova ad essere la figura apicale di una realtà aziendale che sconosce del tutto – aggiunge – con personale che non ha mai visto prima e di cui ignora le rispettive funzioni. Spesso, peraltro, ci si trova davanti a situazioni che con chiara evidenza presentano piccole e grandi illegalità: personale parzialmente in nero, autorizzazioni amministrative carenti o del tutto assenti, presidi di sicurezza sul lavoro platealmente ignorati.
Eppure – precisa Modica – sebbene spesso gestite fuori dal perimetro normativo, quelle imprese danno lavoro ad un certo numero di persone, talora a molte persone. Persone che rischiano di pagare un prezzo altissimo senza averne colpa. L’anello debole del sistema”.
Professionalità ed esperienza dunque dovrebbero essere i capisaldi per un ruolo così delicato. Ma come spiega Modica non è così semplice trovare professionisti preparati in quanto “il sistema – annota – non si è preoccupato di formarli”. Anche se “ciò che davvero rende l’amministratore giudiziario competente e capace è – aggiunge Modica – l’esperienza sul campo. E’ l’aver speso anni partendo da piccolissime attività, rimettendoci pure in termini economici, per poi pian piano confrontarsi con incarichi sempre più complessi. Non esistono altre strade. Ma quanti sono i professionisti che realmente possono assicurare al magistrato una simile competenza sviluppata sul campo? Pochi, pochissimi”.
Modica, dunque, superando polemiche e critiche cerca di essere propositivo. “Chi propone modifiche alla normativa dovrebbe curarsi non soltanto di porre “paletti” al giudice, ma anche di offrigli soluzioni. Non una questione di quantità ma di qualità. Forse un giorno l’amministratore giudiziario non sarà più un professionista che vive d’incarichi, ma un funzionario regolarmente assunto dall’Agenzia dei Beni Confiscati, dotato di elevate competenze specialistiche, a cui affidare la gestione delle imprese sequestrate. Questa, forse, potrebbe essere in futuro una soluzione, ma temo – conclude con amarezza Modica – che non accadrà”.
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