Il parcheggiatore disturbava il sonno e i boss lo allontanarono

Il parcheggiatore disturbava: con il boss suicida c’era più rispetto

Retroscena "mafioso" nel rione Zisa

PALERMO – Il parcheggiatore abusivo faceva un tale “bordello” che alla Zisa la gente non riusciva più a dormire. E così uno dei residenti chiese aiuto a Giuseppe Cusimano, considerato il nuovo capo della famiglia mafiosa dello Zen.

La richiesta di aiuto è rimasta cristallizzata nelle intercettazioni del blitz dei carabinieri che nelle scorse settimane ha portato in carcere boss e gregari del mandamento di Tommaso Natale.

La scorsa estate l’uomo aveva coinvolto Cusimano: “Conosciamo nessuno alla Zisa?… conosciamo chi è… ai tempi c’era il Lo Presti… ci sono andato a parlare con l’educazione, con l’educazione… ai tempi io conoscevo a Tanino, allo zio Tanino quello che si è impiccato, passava un grande rispetto, io non c’ho altra confidenza con gli altri, hai capito?”.

Era il 2008, Gaetano Lo Presti era stato arrestato nel blitz Perseo. Fu trovato impiccato nel carcere Pagliarelli di Palermo. Un gesto, il suo, forse da collegare alle intercettazioni che lo riguardavano. Ad altri boss aveva detto di potere contare sull’appoggio di Giuseppe Salvatore Riina – figlio di Totò – per la rifondazione di Cosa Nostra stoppata dal blitz dei carabinieri. Un altro boss, Nino Spera, però lo aveva smentito, sostenendo che Riina jr “era fuori da tutto”. Per volere della madre “non doveva impicciarsi”.

Lo zio Tanino fece in tempo a far giungere un messaggio al nipote. Doveva tornare in pista Tommaso Lo Presti, soprannominato il pacchione per distinguerlo da un cugino omonimo, detto il lungo, arrestato pure lui per mafia. Dell’investitura parlava soddisfatta Teresa Marino, la moglie di Lo Presti che fino al giorno in cui l’arrestarono, nel 2015, passava gli ordini del marito carcerato. “… è salito il corto e fa dice: ‘dov’è tuo marito?’ gli ho detto ‘è messo nel divano’. Dice, ‘andiamo pacchione devi venire con noi altri’, raccontava donna Teresa.

A Porta Nuova quella dei Lo Presti è una saga di mafia. In principio c’era Salvatore Lo Presti che a Porta Nuova tutti chiamavano Totuccio. Un pentito accompagnò i carabinieri nelle campagne di Carini dove era stato seppellito il suo cadavere.

Era il 1997. Arrestati Totò Riina, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca qualcuno provò ad emulare i corleonesi. I Vitale fardazza di Partinico volevano prendersi in mano la città di Palermo, partendo dalla zona centrale. Ci fu qualche traditore a Porta Nuova. Totuccio era fratello di Tanino e di Calogero Lo Presti. Quest’ultimo da qualche tempo ha finito di scontare la pena. Era stato arrestato nel 2011 con l’accusa di avere avere preso in mano le redini del mandamento.

Il parcheggiatore disturbava il sonno dell’uomo, “perché ora sta rompendo la minchia, la notte non dormo più, io, mia moglie, neanche i miei figli, un bordello c’è nel parcheggio … che lui è abusivo, non ci può stare, lui … lui si … si deve andare… si deve andare a mettere a Isola delle Femmine, Mondello”.

E Cusimano era pronto a dargli un amano: “… ora… mando a chiamare un amico mio”. Ed è a uno dei Lo Presti che si sarebbe rivolto.


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