Ponte Corleone, traffico in tilt: il Comune chiama un esperto - Live Sicilia

Ponte Corleone, traffico in tilt: il Comune chiama un esperto

Orlando cerca una soluzione al restringimento delle carreggiate

PALERMO – Automobili incolonnate, clacson che suonano all’impazzata, code a perdita d’occhio e oltre 6 mila mezzi pesanti che attraversano le strade di Palermo seminando il caos. Uno scenario da incubo a cui i palermitani dovranno fare l’abitudine perché, a meno di clamorosi colpi di scena, il restringimento delle corsie del Ponte Corleone sulla circonvallazione durerà a lungo, almeno fino a quando i tecnici non avranno capito come intervenire su uno degli ultimi tappi di viale Regione Siciliana.

La relazione dei vigili del fuoco del 12 febbraio ha mandato all’aria i piani di Palazzo delle Aquile che prevedevano sì di intervenire sul doppio ponte che sovrasta il fiume Oreto ma senza nessuna particolare fretta, forti di una relazione del 2018 in base alla quale la struttura poteva rimanere del tutto aperta. Peccato che i pompieri siano di tutt’altro avviso e abbiano imposto l’immediato restringimento delle carreggiate per eseguire altri esami e capire come intervenire. Il risultato è che il traffico è andato in tilt e ad oggi non c’è né una data di inizio lavori, né tantomeno una fine.

Il comune di Palermo si ritrova così nei guai e per provare a trovare una via d’uscita ha chiesto a un docente universitario, e quindi terzo rispetto sia ai vigili del fuoco che ai tecnici comunali, di fornire in via d’urgenza indicazioni chiare su quali siano i rischi per gli automobilisti e quindi su come intervenire. L’esperto avrebbe già effettuato i primi rilievi e adesso a lui toccherà indicare se sia meglio mantenere il restringimento delle carreggiate o far ripartire la circolazione.

Un ponte dai mille problemi

Non si può certo dire che la storia del Corleone sia tra le più fortunate. Costruito a cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, è in realtà composto da due ponti ad arco identici tra loro: 140 metri di lunghezza per 30 di larghezza con sei coppie di pilastri. Una struttura che, insieme a poche altre, collega la città con la periferia sovrastando il fiume Oreto ma che ha la particolarità di congiungere due tronconi di viale Regione Siciliana, collegando la parte orientale dell’Isola con l’aeroporto di Punta Raisi. Una strada che, classifiche alla mano, è tra le più trafficate d’Italia con 70 mila veicoli al giorno (dati pre-Covid), a cui aggiungerne altri 9 mila per le merci.

Peraltro il ponte è a due corsie, mentre i tratti che collega hanno anche quelle laterali: da qui l’idea del raddoppio che consentirebbe anche di lavorare in modo più radicale alla manutenzione dell’esistente, che a quel punto potrebbe essere chiuso. Peccato che il progetto si sia arenato prima sul fallimento della Cariboni e poi sulle lentezze del Patto per Palermo, le cui somme (si scoprirà soltanto dopo anni) non erano neanche così certe.

Il problema però è che il Corleone è ormai datato e nel corso degli anni le norme sono cambiate divenendo più stringenti, da qui la decisione (in via prudenziale) di abbassare il limite a 30 chilometri orari per evitare che le frenate producano troppe oscillazioni. Nel tempo il Comune ha effettuato degli interventi, gli ultimi grazie agli accordi quadro del 2015 e del 2016 che hanno riguardato la creazione dei giunti di disaccoppiamento e il risanamento di molte parti ammalo rate; col nuovo accordo quadro da due milioni di euro, invece, si sarebbero dovuti realizzare quelli meno urgenti dopo l’intervento sul sottopasso di via Crispi (l’accordo è nominalmente del 2017, ma

il contratto è stato firmato solo lo scorso 9 febbraio).

La bocciatura dei pompieri

Ma a mandare gambe all’aria i piani del Comune ci ha pensato l’ispezione dei Vigili del Fuoco (chiesta dallo stesso Comune) che ha costretto piazza Pretoria a rivedere i suoi piani: ad allarmare i pompieri sono state soprattutto le possibili infiltrazioni d’acqua nei pilastri che hanno spinto il Comando a chiedere analisi tecniche urgenti e approfondite e comunque una verifica “globale” sulla struttura. Le analisi dovranno riguardare i giunti, il manto dei marciapiedi, gli ancoraggi dei sottoservizi e si dovrà comunque realizzare un sistema di gestione delle acque piovane e rimediare alla corrosione del copriferro. I pompieri però non si sono limitati a indicare cosa fare, ma hanno anche imposto di abbassare da 32 a 27 tonnellate il limite della portata dei mezzi pesanti (obbligando alla sostituzione di tutta la segnaletica) e di interdire le corsie esterne e l’uso dei marciapiedi.

Il Comune ha deciso di non andare allo scontro aperto e di mantenere un basso profilo, ma la relazione dei pompieri ha colto di sorpresa sia i tecnici comunali che numerosi addetti ai lavori a causa delle divergenze con le conclusioni della relazione stilata nel 2018 dagli esperti di Palazzo delle Aquile: in condizioni pressoché simili i tecnici comunali avevano deciso di non intaccare la circolazione, mantenendo semmai il limite dei 30 chilometri orari. Da qui la scelta del sindaco Orlando di ricorrere a un terzo parere, in qualche modo super partes, per provare a uscire dal vicolo cieco.

Un futuro più incerto che mai

La prossima settimana si dovrebbe arrivare a un chiarimento su cosa fare e con quale urgenza: dal ministero sono arrivati i fondi per la progettazione delle opere di manutenzione e sembra ormai concluso anche l’accordo con Anas, ma il tema più scottante è se il restringimento delle carreggiate verrà o meno mantenuto. In caso affermativo, infatti, il traffico di Palermo rischia la paralisi: i percorsi alternativi per i mezzi pesanti hanno riempito di tir la città e la prima cosa da fare sarebbero le ulteriori verifiche, a cui far seguire poi i lavori di cui però non è possibile nemmeno ipotizzare l’inizio.

Nel frattempo anche la politica è andata in tilt. Le opposizioni hanno gioco facile ad attaccare l’amministrazione comunale che deve però difendersi anche dal fuoco amico: il presidente del consiglio comunale già qualche mese fa aveva chiesto al governo nazionale l’invio di un commissario e oggi chiede di accendere i riflettori anche sul ponte Oreto, altra struttura in attesa da tempo di un intervento di manutenzione e che dovrà sopportare un aumento del traffico, mentre Italia Viva ha rincarato la dose chiedendo di applicare il “modello Genova” esautorando di fatto il Comune. Così il Professore si è trovato costretto a scrivere al neo ministro Enrico Giovannini per attingere ai fondi della Protezione civile per la manutenzione straordinaria del Corleone, la cui progettazione verrebbe affidata ad Anas per il tramite del Provveditorato alle opere pubbliche: forse l’ultima chance per rimettere a nuovo un ponte che rischia di trasformarsi in un incubo per i palermitani.

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