Il Covid tra vaccini e varianti, la Sicilia può resistere?

Il Covid tra vaccini e varianti, la Sicilia può resistere?

La Sicilia, le varianti e i vaccini: cosa ci aspetta? Ecco qualche risposta plausibile.
LA PANDEMIA NELL'ISOLA
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Quest’articolo parla di speranza. Una merce rara. La speranza concreta che combatte la disperazione senza appoggiarsi alle illusioni. Qualcosa che ti invita a uscire dalla palude. Come la felicità della signora Rosalia (nella foto) che, a 103 anni, è stata vaccinata all’Ismett. Nata nel 1918, ha visto tanto mondo e tanta storia, ma da un anno non usciva da casa. Questa foto che sprigiona un raggio di luce la poniamo come un sigillo su certe stupide polemiche circa la vaccinazione delle persone anziane di cui abbiamo scritto qui.

La speranza è che la situazione migliori, via via che le dosi arriveranno, e che si superino gli intoppi di un meccanismo, finora, molto lontano dalle attese. La speranza è che il colore giallo della Sicilia resista: perché vorrebbe dire che le cose non peggiorano. Niente può colmare il vuoto delle vittime e dei lutti, ma piccoli raggi di sole sarebbero un auspicio di minore sofferenza. Ce lo siamo chiesti e continuiamo a chiedercelo: a che punto è la notte?

Antonio Cascio, professore e infettivologo, prova a scrutare l’orizzonte: “La zona gialla, purtroppo, fino a quando non aumenterà il numero dei vaccini, presenta il rischio che i casi aumentino in modo significativo, per l’allentamento sulle restrizioni. Vedo però degli spiragli: i medici e altri sono immunizzati e, man mano che andremo avanti, si coglieranno gli effetti benefici. Purtroppo non possiamo cullarci, tanta gente si comporta come se il Covid non esistesse più e, ahimè, non è così. Ci vuole prudenza”.

E poi ci sono le varianti, l’incognita che potrebbe gettare un’ombra sull’alba che desideriamo. E’ stato rilevato un primo caso di variante sudafricana su un uomo di Mazara del Vallo. Dice il professore Cascio: “Dobbiamo fare attenzione, senza panico. Io sto seguendo il dibattito sull’idea di somministrare una dose a tutti, non focalizzandosi sul richiamo. Penso ancora che sarebbero più opportuni due appuntamenti, perché i richiami garantiscono una maggiore efficacia”.

Il bollettino di ieri conferma l’andamento. La Sicilia è undicesima nella classifica dei contagi. Le vittime ripetono la tragica media di ogni giorno e le morti, di un tramonto in solitudine, non potranno mai essere valutate da nessun calcolo. Ma, in una catastrofe complessiva, è necessario distinguere, per calibrare gli scenari più probabili. La domanda dunque si pone: la Sicilia resisterà? La risposta dipende da diverse risposte intrecciate che riguardano, appunto, le quantità disponibili per la vaccinazione, le scelte politiche e i singoli comportamenti. Nella regione, fin qui, sono state iniettate 331.237 dosi su 469.325, per una percentuale del 70,6 per cento che si colloca tra il 93 per cento delle Valle D’Aosta e il 57,8 per cento della Calabria. Questo, secondo i dati del ministero aggiornati a ieri pomeriggio.

Nel ginepraio delle categorie prioritarie, suddivise con differenti criteri, sempre scorrendo il tabellino del ministero, si scopre che, nella fascia d’età tra gli ottanta e gli ottantanove, la dose l’hanno ricevuta in poco più di quarantamila. Settemila in meno, cioè 33mila, ne sono spettate ai compresi tra i venti e i ventinove anni. Sono le cifre maturate nel rispetto delle indicazioni del governo nazionale. E si prestano a valutazioni di segno opposto.

Dunque, a che punto è la notte? Nessuno lo sa con certezza, ma questo è un articolo che parla di speranza. Delle speranze che tutti coltiviamo e che possiamo sostenere con saggezza e misura. Intanto, il sorriso di Rosalia, vaccinata a 103 anni, è un anticipo d’alba. E l’abbiamo condiviso.


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