Candela, Musumeci, il telefono acceso: retroscena di una mancata nomina

Candela, Musumeci, il telefono acceso: retroscena della mancata nomina

L'ex manager Fabio Damiani ascoltò in diretta i lavori della giunta

PALERMO – Fabio Damiani era sicuro della sua nomina. E fino a 24 ore prima lo era anche Antonio Candela. Nella giunta convocata a Catania, il 18 novembre 2018, il primo fu scelto per guidare l’Asp di Trapani, mentre il secondo restò fuori.

Sulla sua mancata nomina si aggiunge un ulteriore tassello grazie alle dichiarazioni di Damiani, che confermano quanto aveva già dichiarato lo stesso Candela.

Damiani ascoltò in diretta i lavori di quella giunta: “Io avevo una persona che mi faceva la cronaca di quello che stava avvenendo fin tanto che la mia conferma alla Asp di Trapani era stata ratificata. Io non aspiravo in nessun’altra sede cioè io sapevo che ero a Trapani, non potevo e non volevo aspirare a Palermo non volevo aspirare ad Agrigento, tra l’altro sapevo perfettamente chi erano poi i direttori che sono stati nominati”.

Come in un puzzle le tessere finirono al loro posto. Tutte tranne quella di Candela. Ecco cosa dice Damiani: “Musumeci voleva fortemente la nomina del dottore Candela e la cronaca che mi facevano seduta stante era che ci sono stati dei grossi contrasti tra vari personaggi col presidente perché il presidente fino all’ultimo lo voleva poi di fatto… tanti hanno festeggiato… c’era un forte contrasto politico-istituzionale per la nomina di candela a Catania diciamo che tutti sapevamo che non sarebbe stato nominato e che il presidente sarebbe stato posto in minoranza la mia posizione era totalmente diversa perché non era contrastata da nessuno né quella di altri in altre aziende”.

Al termine di quella giunta Musumeci avrebbe fatto un comunicato per ribadire la stima nei confronti di Candela, allora apprezzato manager impegnato sul fronte della legalità, in attesa di assegnargli un nuovo incarico. Che sarebbe arrivato un anno e quattro mesi dopo, con la nomina alla guida della cabina di regia siciliana nella strategia contro il Covid.

Candela attese fino al marzo scorso, chiedendosi il motivo della sua mancata nomina. Nel frattempo si sarebbe attivato per trovare qualcuno che spingesse per la sua nomina visto che la sua immagine di uomo della legalità non era stata sufficiente.

L’ex manager non riusciva a ingoiare la delusione che si materializzò il 17 novembre. Il giorno prima delle nomine, così ha raccontato Candela, Musumeci lo aveva convocato in Presidenza per dirgli che “a Catania non mi volevano in quanto io sono un personaggio scomodo e ricordo le sue parole ‘cosa ci puoi fare’ mi disse, noi ci diamo di tu, ‘cosa ci puoi fare questo è il destino delle persone perbene come noi’”.

Candela aggiunse che il giorno precedente venne contattato dall’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza. Doveva rientrare subito in Sicilia. Candela era a Milano e salì sul primo aereo.

L’incontro con Musumesci sarebbe avvenuto alle 15:30 e i carabinieri – Candela viveva sotto scorta – accompagnarono l’ex manager. Musumeci lo avrebbe rassicurato: “Nel comunicato stampa sulle nomine sarebbe stato sottolineato che Candela in virtù dell’esperienza maturata e dell’impegno per l’affermazione della legalità negli ultimi anni verrà chiamato dal presidente Musumeci a fare il dirigente generale di un ente regionale”.

Parole effettivamente riportate in una nota della presidenza. Qualcuno disse davvero a Musumeci che Candela era un personaggio scomodo?Alla fine all’Aps catanese arrivò Maurizio Lanza, che tuttora dirige l’azienda sanitaria. Un curriculum di tutto rispetto quello di Lanza, già docente universitario, che è stato dirigente sia nel mondo sanitario che al Comune di Catania (direttore generale dal 2008-2013).

Nel suo passato anche una condanna della Corte dei Conti per danno erariale, proprio all’interno dell’azienda sanitaria che ora dirige. La vicenda del 2015 la nomina del manager Cosimo Rosselli a capo del personale dell’Asp 3. Una condanna che gli è costata 96 mila euro, “che ho pagato in tre giorni”, ma per la quale “nessun danno erariale – sottolineò Lanza – è stato prodotto, la Corte dei Conti ha inteso danno erariale un vizio della procedura di scelta del migliore manager sul campo, Rosselli, non avendo io ripetuto, per la seconda volta, un atto di interpello interno già fatto”.

Lanza avrebbe preso il posto che sarebbe stato promesso a Candela. Quando sembrava tutto pronto, racconta ora Damiani, Musumeci sarebbe stato messo in minoranza. A dirigere l’Asp di Catania fu scelto un catanese e si trattò di una scelta politica. Il palermitano Candela fu messo in lista di attesa per un nuovo incarico a cui dovette infine rinunciare quando venne arrestato per corruzione.


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