Madre e figlia morte in un incendio: reato prescritto, giustizia negata

Madre e figlia morte nel rogo: reato prescritto, giustizia negata

L'incendio avvenne nel 2008 in via Pindemonte

PALERMO – Processo rinviato al 12 maggio. E quel giorno, non ancora fissato, sarà dichiarata ufficialmente la prescrizione già intervenuta.

Non sarà fatta giustizia per la morte di una donna e della figlia di 16 anni, decedute nel 2008 nell’incendio che distrusse una palazzina in via Pindemonte, a Palermo.

In primo grado l’imputato, Claudio D’Antoni, era stato condannato a 9 anni perché ritenuto colpevole in primo grado del reato di “omicidio come conseguenza di altro delitto”.

A chiedere di non doversi procedere per prescrizione nei mesi scorsi è stato il sostituto procuratore generale Emanuele Ravaglioli, a cui non è rimasto che prendere atto che non si è fatta giustizia in tempo.

Di tempo se n’è perso parecchio durante il processo di primo grado anche perché il giudizio ripartì da capo per il trasferimento di due giudici. Di rinvio in rinvio la sentenza di condanna fu emessa dieci anni dopo i fatti, avvenuti nell’estate del 2008. Quando sembrava tutto pronto per la sentenza era pure spuntato un nuovo testimone.

A perdere la vita furono Maria Stella e Fatima Lo Verso. Secondo l’accusa, l’imputato, figlio del titolare di un negozio di telefonia ed elettronica, per frodare l’assicurazione avrebbe appiccato il fuoco che si propagò ai piani superiori.

Per il legale della difesa, l’avvocato Salvatore Gambino, che aveva sostenuto in primo grado la tesi dell’incendio causato dagli esattori del racket, i termini erano andati in prescrizione già in primo grado. Il reato, contestato senza determinate aggravanti che avrebbero fatto raddoppiare i termini, è andato prescritto in sette anni e mezzo.

I fratelli e figli delle vittime, parte civile con l’assistenza degli avvocati Calogero Vella e Vincenzo Pillitteri, da sempre urlato la loro indignazione per i tempi lunghi del processo.

“Siamo alla morte dello stato di diritto – spiegano gli avvocati Vella e Pillitteri-. Le nebbie della giustizia negheranno il diritto di una famiglia piegata dal dolore ad avere una sentenza”.


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