Mala gestio e affaristi nella sanità: "Regione impreparata"

Mala gestio e affaristi nella sanità: “Regione impreparata”

La dura relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti, Gianluca Albo. Inchieste su sanificazioni, posti letto e macchinati inutilizzati

PALERMO – C’è il rischio di ammalarsi e quello di sprecare soldi pubblici. Sono le due facce della pandemia Covid descritte nella relazione del procuratore regionale presso la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Gianluca Albo.

L’emergenza sanitaria è una manna dal cielo per gli affaristi e la criminalità organizzata. Bisogna adottare le contromisure.

Il procuratore Gianluca Albo

Secondo Albo, servono “adeguati meccanismi di monitoraggio sull’affidamento e sul primo impiego delle risorse”. Quelle già arrivate e spese e quelle che arriveranno.

La Procura regionale ha avviato diverse inchieste: costi esorbitanti per le sanificazioni, perdita di finanziamenti per posti letto Covid, mancata utilizzazione di strutture per affrontare la pandemia (ad esempio il caso dei posti Covid fantasma alla Rianimazione dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto), convenzioni con i laboratori privati che processano i tamponi ma non rispetterebbero le regole).

I pubblici ministeri contabili si scambiano le informazioni con i pm ordinari. La sanità siciliana che affronta il Covid è sotto la lente di ingrandimento.

Bisogna organizzarsi e in fretta. La macchina pubblica non può e non deve aspettare la magistratura per “evitare – dice Albo – che la fase repressiva si risolva in una mesta presa d’atto della distrazione del finanziamento e formale punizione del responsabile, preordinato solitamente in un soggetto nullatenente”.

Eppure i segnali finora raccolti vanno nella direzione opposta: “Solo alcune amministrazioni virtuose si sono adeguatamente conformate, mentre altre lo hanno fatto obtorto collo, come ad esempio alcune Aziende sanitarie che, anziché investire la Procura con complete denunce di danno erariale per errori sanitari o altre fattispecie di danno, si sono limitate a “trasmissione atti” e, solo dopo specifiche diffide, hanno iniziato a conformarsi agli obblighi previsti dal codice di giustizia contabile”.

Il durissimo attacco di Albo prosegue: “L’amministrazione regionale, nonostante i plurimi profili di competenza contenuti nella nota interpretativa, non risulta si sia attivata con una regolamentazione generale e necessaria per chiarire le competenze interne ed evitare elusioni o sovrapposizioni in una materia delicata quale, per la Regione siciliana sicuramente dovrebbe essere, la tutela dell’Erario”.

L’impegno dei magistrati contabili è massimo, ma i numeri sono impietosi. Ciascuno pm contabile deve misurarsi con oltre 330 amministrazioni pubbliche. Ecco perché la repressione va affiancata alla prevenzione.

“Non occorre, infatti, indugiare per evidenziare che l’apertura di 445 procedimenti istruttori, a fronte di 7.371 segnalazioni di danno pervenute nel 2020 – Albo Snocciola i dati – scaturisce dalla necessità di rendere compatibile l’attuale scopertura di organico magistratuale superiore al 40% con una scelta di predilezione dell’efficacia dell’intervento del pubblico ministero, rispetto a un approccio burocratico di gestione dell’Ufficio che avrebbe, invece, giustificato l’apertura di non meno di 4-5 mila istruttorie, sebbene a prognosi di giacenza statica dopo essere state ripartite tra i pochi magistrati in servizio e quasi tutti di recentissima nomina”

In Sicilia, quando arriveranno le risorse per fare ripartire l’economia, la speranza è che non accada quando sarà già troppo tardi, sarà inevitabile misurarsi con la mafia. “L’entità delle risorse finanziarie – aggiunge Albo – è tale da essere logicamente incompatibile con una gestione illecita occasionale e tale incompatibilità logica diventa insostenibile nei territori, quali la Sicilia, connotati da una criminalità organizzata endemica”.

È evidente che la prevenzione a monte assuma un ruolo determinante. Dunque, come dice il presidente della sezione giurisdizionale Vincenzo Lo Presti, bisogna sbracciarsi per scoraggiare “sentimenti di impunità, proprio in un momento come quello attuale, nel quale, per far fronte alla crisi economica indotta dall’emergenza sanitaria appare invece necessaria la massima oculatezza nella gestione delle stesse”.

E pi ci sono i numeri, presentati come sempre quando si in augura un anno giudiziario. Nel 2020 sono stati consegnati 109 inviti a dedurre per un danno erariale complessivo che supera i 90 milioni, 175 le persone citate a giudizio per un totale di oltre 20 milioni, 3,8 i milioni recuperato in auto tutela.

Un grosso capitolo degli atti di citazione, oltre 7,2 milioni, hanno riguardato la percezione illecita di contributi in campo agricolo. Le sentenze hanno superato emesse nel 2020 hanno superato i 9 milioni. Ed ancora,. ad ingrossare il danno erariale, ci sono le consulenze inutili, i doppi incarichi e quelli nascosti all’ente di appartenenza, specie nell’ambito universitario.

“In ultima analisi, sembra che i principi di economicità e sana gestione finanziaria rimangano riferimenti astratti dell’azione amministrativa e politico-amministrativa della Regione e degli enti dell’Isola”: così Albo conclude l’impietosa analisi di una pubblica amministrazione, “a volte omertosa” chiamata ad assumersi le proprie responsabile. Oggi più che mai, secondo Albo, “bisogna dire basta alla logica da passa carte, servono controlli veri che scardinino la metabolizzazione dei procedimenti illeciti”.

Nel contempo, però, bisogna ampliare la pianta organica di magistrati e personale in Sicilia, regione che da questo punto di vista “è stata dimenticata”.


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