Covid e macerie, quel grido di allarme sulla Sicilia che verrà

Covid e macerie, quel grido di allarme sulla Sicilia che verrà

Prima o poi la pandemia sarà terminata. Che Sicilia troveremo? La denuncia.
LA CORTE DEI CONTI
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Oltre i dati nudi e crudi, oltre la cronaca, che abbiamo descritto qui, nella relazione del procuratore regionale presso la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Gianluca Albo, c’è, con la descrizione dell’oggi, un nitido e inquieto grido di allarme per la Sicilia che verrà e che dovrà essere ricostruita, come il resto, dopo la pandemia. Non esiste soltanto il pur tragico presente che ha congelato la storia in un fotogramma di infinita angoscia. Non dobbiamo affrontare solamente l’impatto cromatico che descrive l’andamento consentito delle nostre vite, in un quasi impossibile equilibrio tra sopravvivenza e libertà. C’è un racconto del momento che si trasforma, giocoforza, in preoccupazione per il futuro immediato. Anche se, adesso, è difficile sperarlo, verrà un giorno in cui il Coronavirus comincerà a essere un ricordo. Ecco perché bisogna prepararsi per costruire bene sulle macerie.

“Ricostruire dopo la pandemia”

Infatti lo scrive a chiare lettere, il procuratore Albo: “Se dopo la pandemia bisogna ricostruire sarà necessario farlo impiegando tutte le risorse e tutti i momenti disponibili”. E ancora, circoscrivendo il punto: “Oggi, all’esordio del terzo decennio del XXI secolo, il sistema anticorruzione delineato lo scorso anno si è trovato improvvisamente coinvolto in una prova di resistenza epocale con l’avvento della pandemia, nell’immediatezza fonte di lutti e rovina finanziaria, ma al contempo fonte di un flusso di spesa pubblica senza precedenti volta a sostenere non solo l’immediato ristoro delle perdite ma anche, e soprattutto, l’investimento per la ripresa e il rilancio del Paese all’interno dell’unitario programma di ripresa e resilienza europeo (…). Quindi, se sorge l’esigenza di gestire flussi di finanziamento extraordinem per il ristoro pandemico e l’investimento postpandemico, è compito dei presidi anticorruzione attrezzarsi per conoscere tecnicamente e giuridicamente il divenire, le competenze e lo scopo dei flussi di finanziamento per contrastarne le distrazioni finali solitamente di natura dolosa, ma, soprattutto, le omissioni genetiche o intermedie degli organi funzionali di gestione del finanziamento, in tutte le componenti della sua gestione che è anche indirizzo, pianificazione, organizzazione e controllo”. Si deve vigilare, affinché una massa ingente di risorse non si trasformi – come in molti casi, nelle storie delle catastrofi è accaduto – in spreco, in occasione perduta. Sarebbe imperdonabile.

“Necessario il monitoraggio”

“L’ingente ed eterogeneo flusso di segnalazioni pervenute nel 2020, e che investono per competenza l’intero territorio siciliano, coniugato all’analisi degli effetti dell’azione del pubblico ministero contabile maturati nell’anno 2020 (sequenza input-output) – scrive il procuratore – consente di rassegnare, in estrema sintesi, una riflessione sulla funzione, sulla disfunzione e sullo stato del sistema anticorruzione in Sicilia da aggiornare alla luce delle criticità e prospettive connesse all’emergenza Covid. (…) Su un piano più generale e sistematico, va osservato che la gestione delle ingentissime risorse per il ristoro pandemico e la ripresa post pandemica esigono non solo un’azione repressiva a valle della gestione e, quindi, in seguito all’accertamento della distrazione delle risorse, ma, prima ancora, adeguati meccanismi di monitoraggio sull’affidamento e sul primo impiego delle risorse, onde scongiurare e in tempo neutralizzare l’effetto illecito di interposizioni soggettive (cc.dd. teste di legno) e/o oggettive (risorse strumentali o finanziarie fittizie) operanti in linea con consolidati meccanismi distrattivi. È evidente che la prevenzione a monte assuma un ruolo determinante rispetto alla repressione a valle”.

“Un sistema arcaico”

La sottolineatura, poi, è impietosa: “Anche quest’anno risulta ancora distante dai moderni canoni di buona amministrazione e da risultati efficaci di sana gestione finanziaria l’arcaico sistema di vigilanza della burocrazia regionale sugli enti regionali ove la vigilanza formale della Regione finisce per legittimare il consolidamento di prassi arbitrarie e privilegi autogestiti dagli enti che compongono la galassia degli enti vigilati dalla Regione”.

“I deficit della Sanità”

Infine, ma non ultima nel peso di questa narrazione, la descrizione delle falle nel tessuto sanitario: “Le indagini, in alcuni casi ancora in corso, non consentono di rassegnare elementi di dettaglio, ma l’emergenza covid ha ulteriormente messo in evidenza i gravi deficit della sanità siciliana, come rilevato in istruttorie su apparecchiature non utilizzate o, più specificamente, sulla mala gestio e/o disorganizzazione presso alcune aziende sanitarie nella gestione dell’emergenza pandemica”. E’ un discorso antico che, ora, è ineludibile. Perché la Sicilia avrà comunque un futuro.


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