Il summit mafioso nell'ex palestra: la risposta all'agguato - Live Sicilia

Il summit mafioso nell’ex palestra: la risposta all’agguato

Aria di guerra ad Adrano. Il racconto attraverso le intercettazioni e i verbali del pentito Giarrizzo.
IL BLITZ DI CATANIA
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3 min di lettura

ADRANO – Un summit mafioso immortalato dalle telecamere della polizia. I boss del clan Scalisi, un esponente dei Laudani di Canalicchio e anche i referenti dei Santangelo-Taccuni si riuniscono in un ex palestra. È il 21 agosto 2019. Molti partecipanti sono armati, così come gli investigatori possono osservare analizzando i video. Il vertice sarebbe organizzato per rispondere all’agguato – fallito – di un gruppo malavitoso contrapposto. Sono ore caldissime ad Adrano. Lo scontro potrebbe diventare incandescente. Ma i rivali decidono di sparire e questo evita fuoco e sangue.

La Polizia segue in diretta quanto accade grazie alle microspie, ma quando Salvatore Giarrizzo decide di vuotare il sacco tutto diventa molto più chiaro. La sceneggiatura è ben descritta nelle pagine dell’ordinanza dell’inchiesta Triade, che ha inferto un duro colpo al clan Scalisi. 

Al summit della palestra sono presenti Massimo Neri, Salvatore Giarrizzo, Tino Neri, Francesco Vitanza, Giovanni Marco Arcidiacono, Claudio Barbera, Giuseppe Lo Cicero e Antonio Luca Pappalarto ‘Pitbull” (dei Laudani di Canalicchio). Per conto dei Santangelo-Taccuni partecipano i fratelli Vincenzo e Fabio Castelli. 

Oltre alle telecamere, sono attive le microspie.

Giarrizzo: “Scarichiamo questi borsoni…vieni qua Jimmy…(Giovanni Arcidiacono, ndr)”
Vitanza: “Ho guardato se aveva il colpo in canna…gli ho tolto il caricatore…mi stavano ammazzando. Loro ora…io li devo ammazzare non mi interessa”
Giuseppe Lo Cicero in auto: “Siamo stati abbassati”
Massimo Neri: “Qui io ho la valigetta”
Vitanza: “Prenditeli tutti Massimo e te li metti lì davanti”
Massimo Neri: “si minchia non mi sto potendo muovere”

Inoltre dalla visione dei filmati si nota un uomo – ritenuto Giuseppe Lo Cicero – che “che porta in mano un borsone con all’interno, evidentemente, armi”, si legge negli atti del gip. 

Ma quale è la ragione di un incontro che mette allo scoperto il clan? Lo spiega Giarrizzo nel verbale del 19 settembre 2020. Pochi giorni prima il pentito – ed ex boss degli Scalisi – è bersaglio di alcune pallottole in uno scontro con i “carcagnusi” – nome mafioso del clan Mazzei –  per una piazza di spaccio. 

Giarrizzo avrebbe avuto una discussione con Dino Lo Cicero intimandogli di non spacciare “altrimenti – riassume la gip – avrebbero avuto dei problemi” ma la risposta sarebbe stata “che anche loro dovevano mangiare”. Ad un certo punto sono partiti dei colpi di pistola contro il pentito e Ciccio Vitanza. A sparare sarebbe stato Christian Lo Cicero. I due sono riusciti a mettersi in salvo. Quella stessa notte “tutto il nostro gruppo si riunì – si legge nel verbale dello scorso settembre – e poi ovvero io Vitanza e gli altri sodali andammo a Catania da Luca Pappalardo del clan Laudani a dirgli che avremmo risposto con le armi a questo agguato. Noi ci procurammo quindi altre armi che erano nostre e custodite a San Giovanni Galermo e il Pappalardo ci portò da una persona che ruba auto che ci diede una giulietta grigio topo. In sostanza noi avvisammo i responsabili del clan Laudani a Catania che ci saremmo vendicati e che non avremmo accettato alcuna eventuale proposta di pace dai “carcagnusi”. Tuttavia da quel giorno – racconta il pentito – Cristian Lo Cicero e tutti i suoi più fedeli sparirono da Adrano e per questo non abbiamo fatto nulla”. 

Pochi giorni dopo il summit, Giuseppe Lo Cicero parla dell’agguato con Massimo e Tino Neri: “Stupido che sei…sei nascosto…e nasconditi di nuovo che anche noialtri ti facciamo la guerra”. Chiaro il riferimento ai Lo Cicero che hanno fatto sparire le loro tracce. Anche se Massimo Neri – da come emerge dalle intercettazioni – avrebbe mantenuto i contatti con Cristian Lo Cicero, disposto ad appianare le divergenze Giarrizzo. 


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