Catania e le figure femminili tra leggende, cronaca e storia - Live Sicilia

Catania e le figure femminili tra leggende, cronaca e storia

L'iniziativa dell'associazione guide turistiche.
"L'ALTRA META' DEL CIELO"
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3 min di lettura

In vista della celebrazione della giornata internazionale della donna, l’associazione guide turistiche ha organizzato stamane un giro nel capoluogo etneo alla scoperta di tutte le storie, drammatiche, di lotta, di ribellione e di studio attraverso alcune delle più importanti figure femminili etnee.

Il tour è stato ribattezzato “L’altra metà del cielo”.

Sant’Agata

Si parte da piazza Duomo per scoprire che sul drappo (gualdrappa) che ricopre il simbolo della città, l’elefante, viene riportato l’emblema della sua Patrona, Sant’Agata. “Una giovane vissuta durante il proconsolato di Quinziano – racconta Giusy Belfiore presidente dell’associazione Guide turistiche provinciali – una giovanissima donna appartenente alla comunità cristiana del capoluogo etneo nel III secolo”.

A cavallo tra il 250 e il 251 d.C.  l’editto dell’Imperatore Decio fu messo in atto dal Proconsole Quinziano con l’imposizione, a tutti i cristiani, dell’abiura della loro fede.

“In un primo momento Agata, insieme alla sua famiglia, fugge a Palermo – continua Belfiore – ma viene scoperta e fatta ritornare ai piedi dell’Etna”.

Il rifiuto di Agata all’abiuro della sua fede fu netto e, dopo un tentativo alla rieducazione per mano della cortigiana Afrodisia andato fallito, Quinziano processa Agata, tra torture e violenze, al Palazzo Pretorio.

Agata diventa un simbolo di “ricrescita, correttezza e coraggio” e il suo nome si lega per sempre alla città dell’Elefante  .

Camminando verso piazza Università ci si può imbattere in una delle raffigurazioni bronzee degli scultori Mimì Maria Lazzaro e Domenico Tudisco che rappresentano quattro leggende catanesi.

Una di queste è quella di Gammazita.

Gammazita

“Gammazita è una ragazza che pur di fuggire dalle violente avances di un soldato francese, De Saint Victor, preferì buttarsi in un pozzo – racconta Belfiore – la leggenda si arricchisce di altri particolari nel tempo.

Si narra che il periodo storico fosse il 1278 e che dalla corte di donna Macalda Scaletta venne dato incarico al soldato francese De Saint Victor di porre fine, con qualunque mezzo, all’amore tra la giovane e il paggio Giordano del quale Macalda era perdutamente innamorata”.

Leggende, in piazza Università, ma anche storie vere.

Protagonista a poche decine di metri dalla raffigurazione di Gammazita il famoso appartamento “rosso” di palazzo San Giuliano.

“È il 1784 e la stanza “rossa” diventa lo scenario di uno uxoricidio – continua Belfiore – che vede coinvolti Rosalia Petroso Grimaldi di Pullicarini e il suo consorte Orazio Paternò Castello Principe di San Giuliano. I balconi di quella stanza, scenario del delitto, furono murati per sempre”. Un delitto che suscitò molto scalpore e che portò alla misteriosa scomparsa del Principe. Uno dei balconi della stanza rossa di Palazzo San Giuliano è tutt’ora visibile.

Il volto della bella Rosalia sarebbe stato raffigurato in una statua di Sant’Agata che si trova nella chiesa del Carmine.

Le catanesi celebri

Ma le storie di donne nel capoluogo etneo non finiscono qui. Basterebbe ricordare la figura di Virdimura, 1300\1400, prima donna in assoluto a diventare medico che dentro al documento della sua professione scrisse “per poter curare i poveri e tutti quelli che non possono pagare gli esosi onorari chiesti dagli altri medici”. Seguita a ruota da Bella De Paija, originaria di Mineo, che entra ufficialmente nella sanità italiana nel 1414.

Come non ricordare Peppa ‘a Cannunera eroina e simbolo della lotta risorgimentale e Andreana Sardo anche lei combattente per la libertà. Rosina Anselmi, Goliarda Sapienza e altre ancora.

Grandi figure e grandissime figuracce. E’ il 1960 e la città etnea occupa lo spazio di tutti i media locali, nazionale ed esteri. La storia riguarda la famosa linea 27 dell’allora SCaT (Servizio Catanese auto Trasporti), una linea che serviva alle lavoratrici e ai lavoratori della zona industriale.

La famosa e squallida “manomorta” entra nella storia del capoluogo etneo. Ed è ancora famoso il titolo di un giornale argentino che a tutta pagina stampò “Sicilianos Fogosos” insieme a “Der Stern” e al “Washington Post”. Una vicenda talmente clamorosa e “vergognosa” che portò all’abolizione della linea 27. E questi sono solo alcuni passi, storie, luoghi e immagini dentro una città indissolubilmente “donna”.

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